La tesi dei giudici portoghesi - chiamati ad esprimersi sul caso di una donna cinquantenne che, in seguito ad un errato intervento chirurgico, non poteva più avere rapporti sessuali - era a favore di una presa d’atto che una donna dopo una certa età poteva rinunciare ad avere una vita sessuale. Tesi rigettata dal più importante organo europeo per i diritti umani.
Un caso emblematico
Nel maggio 1995, all’Ospedale centrale di Lisbona, una signora di 50 anni, Maria Ivone Carvalho Pinto de Sousa Morais si sottopone ad un intervento chirurgico in seguito ad una diagnosi di Bartolinite, un disturbo vaginale doloroso.
Dopo l’intervento la signora Morais lamentava forti dolori, depressione, incontinenza, difficoltà a camminare e, da quel momento, non ha più potuto avere un rapporto sessuale. Indagini successive avevano individuato un nervo leso nella zona pelvica, a causa dell’intervento. Questo aveva creato nella paziente una condizione di grande stress fino a farle considerare l’ipotesi del suicidio.
La signora ha così citato in giudizio l’ospedale e, nel 2013, si è vista riconosciuta dal tribunale un risarcimento di 80.000 euro per le sofferenze fisiche e mentali, e circa 16.000 euro come rimborso spese per l’assistenza domestica.
Nel 2014, la Corte Amministrativa Suprema Portoghese aveva ridotto di un terzo tale compenso, visto che i due figli erano cresciuti e quindi divenuti autonomi.
Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la motivazione dei giudici che riconoscevano alla donna una depressione già in atto per la quale la signora avrebbe già prima messo da parte la propria vita sessuale. In poche parole, l’intervento chirurgico oggetto del contendere avrebbe solo peggiorato una condizione già preesistente.
Inoltre l’intervento era avvenuto in "un'età in cui il sesso non è importante quanto può esserlo quando si è più giovani".
Indignata da tutto questo, la donna ha fatto ricorso alla Corte Europea dei diritti dell'uomo, con sede a Strasburgo, in Francia. Martedì 18 luglio è arrivata la sentenza. I giudici della Corte, a maggioranza (5 contro 2) hanno accolto la tesi della donna – ora 72enne – rigettando la sentenza portoghese che “riflette un'idea tradizionale della sessualità femminile essendo essenzialmente legata ai fini della maternità e ignora quindi la sua rilevanza fisica e psicologica per l'autorealizzazione delle donne come popolo".
E’ ormai un dato di fatto
Bisogna ormai prendere atto che, negli ultimi decenni, la sessualità è radicalmente cambiata. Sia per gli uomini che per le donne. Dopo i cinquant’anni cambiano delle condizioni fisiche, come è ovvio, ma questo non inficia in alcun modo una regolare vita sessuale, fino a oltre i settant’anni.
Nella terza età possono intervenire dei disturbi fisici che le attuali conoscenze mediche e farmacologiche possono aiutare a superare brillantemente. Secondo uno studio condotto recentemente in Australia, il 50% delle donne settantenni ha una buona e regolare vita sessuale.
Con l’avanzare degli anni, le donne hanno principalmente il problema della secchezza vaginale (70% delle donne in menopausa).
Problema risolvibile con l’uso di creme, ovuli, gel ed estrogeni. Anche la fragilità e il prolasso dei tessuti vaginali, possono essere affrontati efficacemente con l’aiuto del proprio medico.
Sul fronte opposto, sfatiamo subito il concetto di “andropausa” che, se paragonato alla menopausa femminile, non esiste. Quello che un uomo vive dopo i cinquant’anni, è un calo del testosterone, particolarmente accentuato se in sovrappeso, se non si svolge una regolare attività fisica o si vive una condizione di stress o si è depressi. Questo può portare ad una riduzione della libido e a difficoltà di erezione. Un integrazione di testosterone può risolvere entrambi i problemi e, limitatamente all’erezione, gli inibitore di PDE5 – vedi Viagra, Cialis, Levitra e Stendra – farmaci che ormai hanno una diffusione e un successo planetario, possono aiutare a risolvere il problema.
Occhio comunque alla sindrome metabolica, ovvero un insieme di parametri quali ormoni, colesterolo e glicemia, perché se alterati possono portare a problemi metabolici e quindi a disfunzioni sessuali.