Il rischio di sviluppo delle malattie cardiovascolari e del diabete di tipo 2 è la conseguenza della sindrome metabolica, un insieme di almeno tre delle seguenti alterazioni: aumento della circonferenza addominale, della pressione arteriosa, dei livelli di trigliceridi e glucosio, riduzione del colesterolo HDL.

Da diversi anni si discute se le uova, consumate in tutto il mondo e ricche di colesterolo, possano alterare i parametri metabolici e influenzare l’insorgenza delle malattie cardiometaboliche.

A tale proposito i ricercatori dell’Institute of Environmental Medicine, Seoul National University Medical Research Center (Corea del Sud), hanno analizzato ben 130.420 persone (43.682 uomini e 86.738 donne) coreane di età compresa tra 40 e 69 anni.

Il 26% dei pazienti (34.039 persone) ha mostrato di essere soggetto a sindrome metabolica, consumando meno di un uovo a settimana.

Coloro che assumevano, invece, almeno 7 uova alla settimana presentavano una ridotta circonferenza addominale, trigliceridi, pressione arteriosa e glicemia più bassi, così come un aumento di colesterolo HDL. Tutti questi parametri indicano, perciò, che questi soggetti non sono a rischio di sindrome metabolica.

Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Nutrients nel luglio 2017.

Sindrome metabolica

Sebbene le cause della sindrome metabolica non siano del tutto chiare, vi contribuiscono vari fattori: genetici, metabolici e ambientali (alimentazione errata e scarso esercizio fisico).

Il fulcro è l’obesità centrale, ossia la presenza di grasso viscerale, evidenziata dalla circonferenza vita; a questa possono aggiungersi ipertensione, dislipidemia e alterazione della glicemia a digiuno.

Si combatte, in primis, con la correzione delle abitudini alimentari, riducendo il consumo di carboidrati ad alto indice glicemico e di grassi saturi, inserendo al mattino, ad esempio, una colazione bilanciata a base di toast integrale con un uovo e un frutto (carboidrati a medio-basso indice glicemico, grassi insaturi e proteine).

Lo studio clinico

I pazienti risultati affetti da sindrome metabolica avevano diversi parametri alterati: circonferenza addominale maggiore di 90 cm negli uomini e di 80 cm per le donne; livelli di trigliceridi superiori a 150 mg/dL, colesterolo HDL inferiore a 40 mg/dL per gli uomini e 50 mg/dL per le donne, pressione sistolica maggiore di 130 mmHg e diastolica maggiore di 85 mmHg, glucosio a digiuno maggiore di 100 mg/dL.

I partecipanti allo studio sono stati suddivisi in 5 categorie secondo il numero di uova da 50 gr mangiate a settimana: inferiori a 1, 1, tra 2 e 4, tra 5 e 6 ed infine 7.

Il maggiore consumo di uova è stato correlato con l’assenza di alterazioni metaboliche.

La spiegazione sta nel fatto che le uova sono una sorgente cruciale di nutrienti essenziali come proteine, acidi grassi insaturi, fosfolipidi, minerali (calcio, fosforo, potassio), colina, vitamine del gruppo B e liposolubili, antiossidanti (luteina e zeaxantina), fosfolipidi. Tutte queste sostanze sono in grado di migliorare il profilo glucidico e lipidico (colesterolo LDL e HDL), la pressione sanguigna e l’insulinosensibilità, come è stato osservato in questo lavoro e nella maggior parte degli studi pubblicati in precedenza.