E’ stato appena pubblicato il rapporto “Antibacterial agents in clinical development”, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sul problema delle infezioni da ceppi batterici antibiotico-resistenti. Attualmente ci sono 51 nuovi antibiotici in sviluppo, ma di questi solo 8 possono essere considerati innovativi dal punto di vista della classe chimica o perché attivi su nuovi target, oppure sono efficaci su ceppi resistenti e in grado di non sviluppare rapidamente nuove linee resistenti.

Il nuovo armamentario contro i batteri

Sono ormai alcuni anni che il fenomeno dell’antibiotico-resistenza è in cima agli obiettivi dell’OMS.

E sono anche tanti gli investimenti pubblici destinati allo sviluppo di nuovi antibiotici. E le aziende si sono attivate, ma non sempre i nuovi antibiotici, candidati allo sviluppo, sono veramente innovativi. Secondo i dati presentati dalla OMS, in un rapporto su questo tema appena pubblicato, sono 51 i nuovi antibiotici inseriti in varie fasi di sviluppo clinico, compreso quelli studiati in combinazioni e gli 11 biologici. Di questi solo 8 possono essere considerati innovativi, in quanto rispondono ad almeno uno di questi criteri: assenza di cross-resistance; nuova classe chimica; nuovo target; nuovo meccanismo di azione. Gli otto antibiotici innovativi sono Carbavance, sviluppato da The Medicines Co e in attesa di approvazione da parte di FDA; Lefamulin (Nabriva) in Fase 3; altri cinque sono in Fase 2: Gepotidacin, Zoliflodacin (Entasis), Murepavidin (Polyphor), Brilacidin (Innovation Pharmaceuticals) e Afabicin (Debiopharm).

L’ottavo, VNRX-5133 (VenatoRX) è ancora in Fase 1.

Tubercolosi, un grosso problema

Nell’uomo la tubercolosi (TBC) è causata da Mycobacterium tubercolosis. Nel 2015 le stime parlano di 10,4 milioni di nuovi casi di TBC nel mondo, di questi 580 mila (5,6%) sono resistenti a due degli antibiotici attualmente impiegati come primo approccio contro questa infezione - rifampicina oppure rifampicina/isoniazide (Rifater) – causando una mortalità del 30% dei malati.

Servono pertanto, con la massima urgenza, nuovi antibiotici efficaci anche nelle forme resistenti. Due nuovi antibiotici anti-TBC sono già arrivati in Fase 3, bedaquilina e delamanida. Altri sono in una fase di sperimentazione clinica meno avanzata.

Antibiotici biologici

Oltre alle piccole molecole, a cui appartengono gli antibiotici tradizionali, stanno emergendo nuove classi di antibiotici come gli anticorpi monoclonali e i fagi.

Sono tre i batteriofagi (o fagi) in sperimentazione clinica (NCT02116010, NCT02664740, NCT02757755), ma solo per uso topico.

Mentre per gli anticorpi, il primo - Bezlotoxumab (Zinplava) - è stato già approvato per il trattamento negli adulti con infezioni da Clostridium difficile, un batterio che causa diarrea grave. Diversi altri anticorpi sono in fase di sperimentazione clinica.

Nuovi investimenti in Ricerca & Sviluppo

Il 4 settembre 2017, le grandi istituzioni mondiali a partire dalla OMS, si sono riuniti per analizzare la situazione della TBC e di altre infezioni resistenti agli antibiotici. Per affrontare rapidamente il problema dei ceppi TBC resistenti sono stati stanziati 56 milioni di dollari.

Ma ne servirebbero 800 milioni l’anno, secondo Mario Raviglione, responsabile Oms per questa malattia, per sconfiggere definitivamente la TBC. Oltre alla TBC sono stati individuati altre 12 classe di patogeni responsabili di infezioni comuni come le polmoniti e le infezioni urinarie, dove gli attuali antibiotici iniziano ad essere inefficaci. Proprio contro la polmonite, è di questi giorni la notizia - diffusa dalla biotech irlandese Nabriva Therapeutics - di uno studio clinico di Fase 3, con l’antibiotico Lefamulin, completato con successo. Si tratta di una nuova classe di antibiotici pleuromutiline, il cui meccanismo di azione è il blocco selettivo dei ribosomi batterici responsabili della sintesi proteica.

E’ stato già approvato un altro antibiotico pleuromutiline, Retapumulin di GSK, ma solo per uso topico. Se riuscirà a completare il secondo studio clinico, i cui risultati sono attesi nel primo semestre 2018, Lefamulin sarà la prima pleuromutilina approvata per essere somministrata sia per via orale che endovena.