Novità nel campo della lotta all'obesità: in America si sta cercando di creare un cerotto sciogli-grasso. Per ora è stato testato solo sui ratti di laboratorio, ma gli scienziati contano di poterlo utilizzare in futuro anche sull'uomo. Lo studio è stato effettuato negli Stati Uniti, presso il Columbia University Medical Center e la University of North Carolina. I risultati sono stati appena pubblicati su ACS-Nano. Obiettivo dello studio era far arrivare localmente, nella massa grassa bianca accumulata sottocute, delle sostanze in grado di trasformare il grasso in una forma più facilmente metabolizzabile, e quindi eliminabile, il cosiddetto grasso “bruno”.

Il vantaggio è quello di evitare la somministrazione sistemica di sostanze non prive di effetti collaterali.

Adipociti bianchi e adipociti bruni

Il tessuto adiposo è un tessuto connettivo costituito da cellule chiamate adipociti. Ne esistono di due tipi che, basandosi sul loro colore, vengono distinte in bianchi e bruni. Gli adipociti producono diversi ormoni con un ruolo importante nel metabolismo lipidico e per il consumo energetico. Uno di questi è la leptina, prodotta prevalentemente dalle cellule bianche, la cui scoperta ha permesso l’individuazione dell’esistenza di una comunicazione diretta tra tessuto adiposo e cervello, dove sono localizzati dei recettori specifici che servono, tra le tante funzioni, al controllo della temperatura corporea, della fame e della sete.

Gli adipociti bianchi, di dimensioni piuttosto grandi, accumulano al loro interno una massa di grasso che spinge nucleo e citoplasma verso la periferia. Hanno anche un loro metabolismo interno, sintetizzando e idrolizzando i trigliceridi in base alle necessità. Gli adipociti bruni, prevalenti nei neonati, sono di dimensioni più piccole, di colore più scuro e al loro interno, a differenza dei bianchi, non hanno una sola grossa goccia di grasso, ma tante piccole goccioline di trigliceridi (vacuoli).

Negli adipociti bruni, ricchissimi di mitocondri, il metabolismo del grasso accumulato risponde a stimoli differenti dell’organismo, come l’abbassamento della temperatura.

In generale, il grasso accumulato negli adipociti bruni risulta più facilmente metabolizzabile e quindi eliminabile. E’ stato inoltre dimostrato che l’organismo è in grado di trasformare gli adipociti bruni in bianchi e viceversa.

Studi recenti stanno portando alla conclusione che, per combattere l’obesità – ma anche prevenire il diabete - sarebbe sufficiente ridurre gli adipociti bianchi e aumentare la popolazione degli adipociti bruni.

Nanoparticelle, microaghi e cerotti-cactus

Sono note sostanze e farmaci, come il rosiglitazone, in grado di trasformare gli adipociti bianchi in adipociti bruni. Ma queste sostanze, se somministrate per via sistemica alla dose efficace, sono tossiche. L’ideale sarebbe somministrarli localmente, nelle zone dove si accumula maggiormente il grasso – es. “maniglie dell’amore”.

La ricerca effettuata negli Stati Uniti, presso il Columbia University Medical Center (Cumc) e la University of North Carolina, i cui risultati sono stati appena pubblicati su ACS-Nano, primo autore Y.

Zhang, esplora la possibilità di caricare queste sostanze, microincapsulate in nanoparticelle con un diametro di 250 nm, su speciali cerotti dotati di microaghi, per questo detti “cerotti-cactus”. Applicando questi cerotti - di piccole dimensioni (un centimetro quadro) e del tutto indolore - sulla zona di interesse, si ha un lento rilascio del farmaco. Nei test effettuati sugli animali, i cerotti sono stati caricati con una coppia di composti, il rosiglitazone, un farmaco antidiabetico, e CL-316243 (un agonista dei recettori beta-adrenergici). Nella zona dove era stato applicato il cerotto, il tessuto adiposo si è ridotto del 20% rispetto al lato opposto, con un cerotto caricato con un placebo.

Applicando il cerotto anche su topi non obesi, la presenza del farmaco ha fatto registrare un aumento del 20% del consumo di ossigeno, indice di un aumento del metabolismo. Inoltre, andando ad analizzare i tessuti sottostanti, dove era stato applicato il cerotto medicato, si osserva un’attivazione dei geni associati al grasso bruno, un chiaro indice del cosiddetto “browning’, o “imbrunimento” del grasso ovvero il passaggio degli adipociti da bianchi a bruni. Prima di iniziare la sperimentazione clinica, i ricercatori devono individuare le sostanze compatibili per un’applicazione sull’uomo, da formulare in nanoparticelle ed essere caricate sui cerotti-cactus. Ma la strada sembra segnata. Sembra solo una questione di tempo.