Ogni anno nel mondo vengono diagnosticati 1,1 milioni di nuovi casi di cancro al colon retto (CRC). Gli studi epidemiologici affermano che nel 10% della popolazione questo tumore è di derivazione genetica (poliposi adenomatosa familiare e sindrome di Linch) o conseguenza di malattie infiammatorie intestinali (morbo di Crohn) e nel 90% di origine sporadica (alimentazione errata, fumo, alcol, obesità, scarso esercizio fisico).

In particolare il consumo eccessivo di carne rossa, tipico della dieta occidentale, è stato associato ad un maggior rischio di comparsa di questo tumore; infatti le linee guida internazionali consigliano di non superare la soglia di 500 gr di carne rossa a settimana.

I ricercatori della Divisione di ‘Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione’ dell’Università dell’Aquila hanno analizzato i meccanismi d’azione della carne rossa nel processo di carcinogenesi e l’efficacia di alimenti ricchi di fibre, vitamine e sali minerali nel prevenire l’insorgenza tumorale.

E’ emerso che, rispetto alla carne bianca, quella rossa contiene alti livelli di ferro eme, una molecola in grado di esercitare effetti genotossici (dannosi sul DNA) e avversi sull’epitelio del colon, mentre l’assunzione di cibi contenenti antiossidanti può ridurre il rischio di sviluppo del CRC.

Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista International Journal of Food Sciences and Nutrition, nel novembre 2017.

Carne rossa e processata nella carcinogenesi

E’ stato osservato che il 70% dei casi di CRC dipende dall’assunzione eccessiva di alcuni alimenti.

Il ferro eme della carne rossa fresca (manzo, vitello, maiale, ovino e caprino) può trasformarsi nel colon in eme citotossico, danneggiare l’epitelio del colon innescando un’iperproliferazione epiteliale e catalizzare la formazione di composti cancerogeni (malondialdeide e nitrosamine).

Ancora più dannoso è l’eme nitrosil, della carne conservata con aggiunta di nitriti, in quanto promuove la sintesi dei composti N-nitroso, così come lesioni preneoplastiche.

Dieta ad azione antitumorale

E’ stato dimostrato che frutta e verdura, ricche in fibre, vitamine C, D, E, calcio e selenio, possono contrastare il rischio di insorgenza del CRC causato dalla carne rossa: le fibre accelerano il transito intestinale riducendo il tempo di contatto tra mucosa intestinale e qualsiasi sostanza carcinogenica ingerita con gli alimenti.

La fermentazione delle fibre ad opera del microbiota intestinale produce butirrato, un antitumorale capace di combattere l’avvio di lesioni preneoplastiche del colon indotte dal ferro eme della carne rossa; le vitamine C ed E inibiscono la formazione di composti N-nitroso catalizzati dal ferro eme della carne rossa e processata; la vitamina D, il selenio e il calcio impediscono la proliferazione cellulare, compensano il danno citotossico indotto dal ferro eme e limitano la possibilità di formazione di lesioni precancerose.

Numerose istituzioni, quali IARC (International Agency for Research of Cancer, membro della World Health Organization), NCI (National Cancer Institute), ASCO (Società americana di Oncologia Clinica), AICR (Istituto americano per la ricerca sul cancro) raccomandano sia l’assunzione di 5 porzioni di frutta e ortaggi ogni giorno, che una quantità massima di 70 gr al giorno di carne rossa e processata (prosciutto, salame, mortadella, wurstel), classificata dal WHO come cancerogena.