Secukinumab è il primo inibitori dell’interleuchina IL-17A, approvato per la spondilite anchilosante (SA). Sono ora disponibili i dati di efficacia di questa terapia biologica su 290 pazienti, dei 371 arruolati inizialmente. I risultati sono di assoluto rilievo visto che nell’80% dei soggetti la nuova terapia è riuscita a bloccare la malattia, come da evidenza radiologica. I risultati sono stati presentati questi giorni a San Diego, California (US), in occasione dell’annuale meeting di American College of Rheumatology.

Dal controllo dei sintomi alla cura

E’ questo il passaggio più significativo della nuova terapia biologica anti-IL-17A della Novartis. Finora, infatti, nella spondilite anchilosante (SA), le uniche terapie disponibili intervenivano sui sintomi, attenuando i dolori. Ma la malattia progrediva, come poteva essere osservato dalle radiografie della colonna vertebrale. Ora, con Secukinumab, il primo inibitori di IL-17A, nell’80% dei casi si riesce a bloccare la malattia. Dati osservati nel lungo periodo (4 anni).

Secukinumab è un inibitore completamente umano, specifico per la citochina IL-17A, dalle molteplici indicazioni. Lanciato a gennaio 2015, è attualmente approvato in oltre 75 Paesi per il trattamento della psoriasi da moderata a severa.

Approvato anche per il trattamento dell‘artrite psoriasica e psoriasi pustolosa. Oltre, come abbiamo detto, per la spondilite anchilosante.

Come nella SA anche nella psoriasi Secukinumab è in grado di modificare la storia naturale della malattia non limitandosi ad attenuare i sintomi ma agendo sulle cause.

Spondilite anchilosante

E' una malattia di origine infiammatoria, autoimmune, a carico della colonna vertebrale, e colpisce prevalentemente i maschi. Nelle fasi avanzate, porta ad una curvatura della schiena tale che in passato veniva sommariamente definita la malattia degli "uomini che non guardano il cielo". Si stima che in Italia sono circa 600 mila le persone che soffrono di questa patologia.

La spondilite anchilosante, detta anche morbo di Bechterew, ha origine genetica e rientra tra le “patologie reumatiche infiammatorie croniche e autoimmuni”.

Può colpire anche a 15 anni e si manifesta con dolori alla schiena, inizialmente scambiati per strappi muscolari. Invece si tratta di un processo che porta alla fusione dei corpi vertebrali dovuti ad una crescita dell'osso, detta in termini medici “anchilosi”, da cui il termine “anchilosante”.

Per far fronte a questa malattia, finora si ricorreva anche alla chirurgia per eliminare gli “anchilosi”, la fusione ossea di questi corpi vertebrali. Ma le terapie più ricorrenti erano gli antinfiammatori non steroidei (FANS) e gli inibitori del fattore di necrosi tumorale (anti-TNF).

Dallo scorso anno è disponibile anche in Italia Secukinumab col vantaggio che, questo inibitore selettivo della citochina pro-infiammatoria IL-17, richiede un ciclo di terapia limitato nel tempo. Dopo, la patologia viene bloccata e rimane tale anche dopo la sospensione della terapia. In qualche modo il farmaco cambia l’evoluzione della malattia.