Un convegno riguardo situazione della Salute in Italia si è svolto a Roma lo scorso 1° dicembre alla presenza della Ministra Beatrice Lorenzin e di un gruppo di lavoro coordinato dal professor Giuseppe Costa. Il primo dato emerso è abbastanza confortante: la qualità del servizio sanitario è tale da garantire nel Bel Paese una media fra le più alte al mondo quanto ad aspettativa di vita. Resta però molto da fare per fronteggiare la biforcazione sempre più netta ed ampia fra ceti abbienti e fasce sociali deboli. Per queste ultime il diritto alla salute si affievolisce in modo, per così dire, fisiologico e determinato da condizioni di vita maggiormente precarie ed usuranti.
Rilevante è anche il fattore "istruzione" dal momento che il rapporto del Ministero della Salute ha evidenziato che la speranza di sopravvivenza è inferiore di tre anni per un trentenne che disponga della sola licenza di scuola media inferiore rispetto ad una persona di trenta anni che abbia conseguito una laurea. S'intensifica il divario non solo fra diverse aree geografiche permanendo diffuse condizioni di sfavore nel Sud d'Italia, ma anche all'interno delle medesime aree urbane, nei quartieri più poveri delle metropoli. Quando ci si riferisce alle disuguaglianze di salute, occorre tenere conto di diverse variabili, come reddito e diminuite capacità economiche dovute alla crisi da abbinare alle risorse culturali, ambientali, relazionali che aumentano se si risale la scala sociale.
Alcune proposte per il contrasto delle disuguaglianze
Il Rapporto prevede la proposta di riformulazione dei criteri di assegnazione dei finanziamenti pubblici secondo finalità compensative per le aree che risentono di un maggior svantaggio sociale. E' indicata inoltre la definizione di percorsi informativi che mettano in grado la popolazione, italiana e straniera, più lontana dai presidi istituzionali di conoscere i servizi territoriali e di accedervi.
In base alle linee guida enucleate, appare più stringente la necessità d'integrare la sfera sociale e sanitaria e la sanità pubblica dovrebbe espletare una funzione mediatrice per creare sinergie fra tutti i segmenti dei determinanti sociali di salute. La filosofia della "salute in tutte le politiche" dovrebbe divenire pervasiva sostituendo le logiche di risparmio economico nelle iniziative di breve periodo con strategie d'intervento orientate a favorire ricadute positive di lungo termine.
Un concetto chiave è l' "health literacy", l'investimento in istruzione a cominciare dalla scuola dell'obbligo per formare, attraverso la didattica, cittadini dotati di capacità e competenze inerenti l'ambito della difesa della salute. Ugualmente la formazione degli operatori sanitari si dovrà uniformare alle esigenze della salvaguardia dell'equità nell'accesso alle cure. In quest'ottica si è discusso dell'inclusione del valore dell'equità nel Piano Nazionale Esiti delle attività sanitarie e nei Lea, che stabiliscono i livelli essenziali di assistenza. Fino al 31 gennaio 2018 al link http://elearning.inmp.it/fad/consultazione_italia_per_equita_salute sarà possibile apportare proposte e modifiche da parte dei soggetti, anche del volontariato e terzo settore, che interagiscono con il vasto arcipelago della Sanità.