Non si tratta di uno sciopero già visto numerose volte, di una sospensione del lavoro che è solita avvenire, bensì di un qualcosa che è giunto all’esasperazione, un punto di non ritorno. Medici e dirigenti del settore della sanità oggi dicono no, rifiutandosi di eseguire le solite indefinite ore lavorative, abbandonati completamente a se stessi, come è spesso capitato in questi ultimi anni. Sono stati accantonati, non pensando alla responsabilità che deriva da questa professione e alle complicate decisioni da dover intraprendere quotidianamente.
I motivi dello sciopero
Ma quali sono i motivi? Quelli che in linea di massima accompagnano tutto il territorio nazionale, ma in questo caso si tratta di Salute, cura, sperimentazione e di ricerca di soluzioni destinate al benessere.
Ormai è noto che la situazione riferita alla sanità non ha eguali: doppi, tripli turni per mancanza di personale a paga non del tutto proporzionale con il lavoro svolto, fino a giunere a ritardi nella diminuzione e stabilizzazione del precariato, comprendente, inoltre, l’ambito della ricerca, di vitale importanza. Il rinnovo del contratto di lavoro perennemente in stallo dopo 8 anni dal blocco lavorativo. Questa rappresenta un ulteriore di tale manifestazione. Sono "semplicemente" questi i motivi che spingono la categoria in questione a rifiutarsi di recarsi a lavoro per 24 ore, unite alla sfinitezza, l’impossibilità di cambiare le cose e la stanchezza, fattori di rischio di errore.
Basti pensare alla mole di lavoratori persi dal 2009 a oggi: circa 9.000 che, in realtà, non sono mai stati riassunti, obbligando i rimanenti a compiere l’impossibile.
In un settore in cui la pura esistenza delle persone viene messa in discussione e in pericolo, spesso in bilico tra la vita e la morte, tutto ciò che viene richiesto è semplicemente di poterlo effettuare nel miglior modo possibile.
Per poter salvare, monitorare e salvaguardare la salute e per poter effettuare costante ricerca e sperimentazione. Questo non avviene ormai da molti anni, in un mondo un cui si pensa che per assopire alle difficoltà e a un sistema danneggiato, bastino dei bonus. Già, i bonus, pagati con una riduzione dei servizi ai pazienti.
“Un disinvestimento dal welfare pubblico, che ha facilitato la sanità privata, ormai sempre più sostitutiva e sempre meno integrativa” afferma il segretario nazionale Fp Cgil medici, Andrea Filippi.
I motivi, dunque, risiedono proprio in questo: nella perdita di passione, mortificazione della professione, un ruolo che deve e dovrà essere sempre eseguito al meglio per il benessere collettivo. Da qui l’hashtag #primadivotarepensaallasalute.
Sfruttamento economico e personale, de-potenziamento della sanità pubblica e disagi sono all’ordine del giorno e rappresentano la spinta della protesta.
Grande adesione nelle prossime 24 ore
Si è arrivati agli sgoccioli i dottori e i dipendenti facenti parte del settore sanitario si sono decisi a voler provare a cambiare le cose, diventate ormai ingestibili.
La differenza sostanziale, la circostanza che può far pensare che forse qualcosa potrà smuoversi, è il fatto che rispetto agli anni passati, l’aderenza allo sciopero è del 70%. Cifra mai stimata.
Per queste ragioni, fondate e oneste che ne vanno del destino dei cittadini, la classe sanitaria manifesterà alle ore 11 davanti al Ministero dell’Economia in Via XX Settembre a Roma. Da lì, conseguiranno numerosissime ulteriori manifestazioni in differenti capoluoghi, con l’intento di tentare di cambiare le cose.
Forse non provocherà nessun effetto, forse non riuscirà a risolvere nulla, ma chissà, magari vale la pena tentare.