Sentirsi parte o meno di un Gruppo può influenzare notevolmente le nostre azioni e decisioni, sia in modo consapevole che inconsapevole. A questo proposito, lo psicologo Asch ha svolto, nel 1956, un interessante esperimento. Asch si propone, inoltre, di capire quali sono le condizioni che rendono una persona più o meno suggestionabile e quindi influenzabile.
L’esperimento di Ash
Per lo studio furono usati gruppi formati da 7 a 9 persone, in cui tutte tranne una, ovvero l’individuo del quale si doveva osservare il comportamento, erano in accordo con lo sperimentatore ed erano state istruite sul da farsi, dunque sulla messinscena.
La persona che non era a corrente di quest’ultima, veniva sempre fatta sedere nell’ultimo posto a sinistra della fila. Dopodiché, in uno schermo davanti alla fila di persone, venivano proiettate due immagini: in una era raffigurata una striscia nera, nell’immagine di fianco vi erano invece tre strisce nere di lunghezza diversa, e solo una di esse era uguale all’unica striscia dell’altra immagine. Ogni persona a partire dalla destra, a quel punto, doveva dire quale striscia era uguale all’altra, ovviamente questo test era molto facile perché le lunghezze erano molto diverse le une dalle altre, in modo che fossero evidenti le differenze.
Lo sperimentatore aveva istruito i propri collaboratori a dare tutti la stessa risposta sbagliata.
In questo modo, quando si arrivava in fondo, al soggetto autentico dell’esperimento, si poteva vedere il suo disappunto: era lui a sbagliare, o gli altri? E come poteva essere possibile, che tutti gli altri sbagliassero mentre solo lui aveva ragione? Ebbene, i risultati sono questi: 25 persone su 31 cedettero, uniformandosi alla risposta del gruppo, seppur sbagliata.
Questo è dovuto al fatto che la maggior parte delle persone colloca la risposta sbagliata in se stessa, e non nel giudizio degli altri, quando questo giudizio è della maggioranza.
È un’idea che può derivare dalla paura di venire discriminati dal gruppo, derisi: sono dinamiche molto attuali e presenti nella quotidianità di ognuno, ed è innegabile il senso di sicurezza e protezione che proviamo nel fare parte di un gruppo, anche piccolo, di persone che la pensino come noi.
Quando si è in minoranza, non basta avere ragione: bisogna anche dimostrarlo a tutti gli altri! Invece, quando si è in maggioranza, non serve dare prova delle proprie opinioni, perché sono considerate giuste a priori, per il semplice fatto di essere parte di un gruppo più numeroso. L’esperimento dimostra come le persone siano pronte a rinnegare il proprio giudizio in base alla pressione del gruppo, e come un’opinione largamente diffusa non sia per forza quella giusta.