La fobia è un disturbo d’ansia caratterizzato da una paura eccessiva nei confronti di un oggetto, o un senso di terrore nei confronti di una situazione. Il sintomo principale di questo disturbo è il costante desiderio di evitare l’oggetto o il luogo che evoca sensazioni negative.

Nella storia della psicologia, tre fra tanti autori hanno saputo dare la loro spiegazione effettiva, ma soltanto il comportamentismo ha saputo creare un’applicazione tecnica.

Freud avrebbe detto che la fobia è imputabile alla rimozione di contenuti inconsci che si manifestano nell’individuo portandolo ad evitare una determinata situazione.

Nella psicoanalisi la fobia è associata al trauma, generalmente appartenente al periodo dell’infanzia, subisce un fenomeno di spostamento (meccanismo di difesa) su un oggetto specifico o verso una situazione. A livello di pulsioni inconsce, la fobia è causata dalla rimozione di un’idea o di un desiderio inaccettabile. La psicoanalisi si sofferma sul fatto che la fobia è dovuta alla mancata risoluzione del complesso di Edipo e l’angoscia di castrazione.

La teoria cognitivo-sociale avrebbe affermato che una fobia derivi da un cattivo apprendimento effettuato attraverso il modellamento e mantenuto attraverso il rinforzo vicario: il mix può portare alla nascita di un disturbo accompagnato da sensazioni di ansia.

Nel comportamentismo, la fobia è associata ad un’esperienza spiacevole vissuta durante il passato che può essere revocata dall’oggetto fobico. (Piccolo Albert)

LA DESENSIBILIZZAZIONE SISTEMATICA – DIAGNOSI E CURA PER I COMPORTAMENTISTI

Un grande progresso nell’applicazione dei principi del condizionamento classico ai problemi della psicopatologia fobica è stato lo sviluppo di una tecnica nota come la DESENSIBILIZZAZIONE SISTEMATICA appurata da Joseph Wolpe.

Wolpe credeva che le reazioni persistenti dell’ansia associate ad una fobia erano in passato apprese e che potessero essere disattivate. A questo scopo elaborò una terapia che poteva permetterne la disattivazione. La sua tecnica terapeutica era nata con l’intento di inibire l’ansia mediante un controcondizionamento, cioè la persona apprende una nuova risposta fisiologicamente incompatibile con quella già esistente.

Se la risposta esistente è quella della paura o dell’ansia, la risposta opposta che si intende far apprendere sarà il rilassamento. Prima di procedere con la tecnica ci sono diverse fasi che devono essere messe appunto:

  • Assicurarsi che il problema del paziente può essere risolto tramite desensibilizzazione sistematica
  • In caso di risposta affermativa, si fanno eseguire al paziente delle tecniche di rilassamento muscolare
  • Si chiede al paziente di costruire una lista dei suoi disturbi d’ansia organizzati gerarchicamente (da quello che provoca più ansia a quello che provoca meno ansia)
  • Si porta il paziente ad immaginare uno stimolo ansiogeno

Nell’immaginazione dello stimolo ansiogeno si chiede al paziente di immaginare prima un oggetto che gli provoca ansia, nel frattempo dovrà rilassarsi e procedere sistematicamente.

Nel secondo step l’oggetto verrà presentato sotto forma di immagini sempre più realistiche e, anche qui, si chiederà al paziente di guardarlo e contemporaneamente rilassare i muscoli, in modo tale da associare il rilassamento allo stimolo ansiogeno. L’oggetto poi sarà reale e sarà avvicinato piano al paziente fino a quando non riuscirà a tenerlo in mano o, a limite, ad una distanza ragionevole senza che ne abbia timore.

L’unica emozione permanente di un uomo inferiore è la paura – la paura dell’ignoto, del complesso, dell’inspiegabile. Quello che lui vuole sopra ogni altra cosa è la sicurezza. (Henry Louis Mencken)