Si può dire che l'amore risulta il sentimento più rappresentato e descritto nella letteratura di tutti i tempi, a partire dal libro dei libri, la Bibbia, che non può che avere come protagonisti fin dal principio Adamo e Eva, archetipi di ogni uomo e donna. Ma cosa accade nel nostro cervello quando proviamo sentimenti molto forti quali l'amore? Quali aree cerebrali vengono coinvolte? Quello che viene ritenuto uno dei sentimenti più nobili, in realtà da un punto di vista medico si esprime attraverso l'attivazione di specifiche aree cerebrali. In particolare stando allo studio condotto da alcuni ricercatori dell'Irccs Medea, l'amore ma non solo anche il risveglio di ogni stato emotivo accenderebbe il cervello dei ragazzi in misura molto maggiore rispetto a quello degli adulti.
I risultati della ricerca
I ricercatori hanno preso in considerazione i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Agli adolescenti è stato chiesto di compiere due azioni: leggere un verbo che descrive un'emozione e uno che invece descrive un'azione. Ma l'indicazione non si è limitata soltanto a questo. In entrambi i casi infatti i volontari avrebbero anche dovuto immaginarsi in quella determinata situazione rappresentata dal verbo. I ricercatori, mentre ciò avveniva, li hanno sottoposti a una risonanza magnetica. In particolare, dallo studio è emerso che quando i ragazzi descrivevano emozioni molto intense, ad esempio quelle derivanti dall'amore o dall'odio verso una persona cara, si verificavano delle specifiche modificazioni a livello del cervello.
In particolare si attivavano due aree del cervello.
Quali sono le aree cerebrali che codificano la consapevolezza emotiva
Barbara Tomasino, responsabile del progetto, spiega che le zone del cervello interessate sono quelle in cui si codifica la consapevolezza emotiva che è legata alle parti del nostro corpo, ad esempio, quando aumenta la sudorazione a causa di uno stato d'ansia oppure il battito del cuore per la paura.
Se, invece, i ragazzi dovevano attivarsi ad esempio immedesimarsi nel compimento di un'azione, ad esempio afferrare un oggetto oppure scrivere qualcosa, non veniva chiamata in causa l'attivazione della medesima area cerebrale. Ciò si è verificato anche quando ai partecipanti veniva chiesto di immaginarsi un'emozione associata a un compito cognitivo.
Pertanto sempre la ricercatrice Tomasino spiega che perché si possano attivare le aree cerebrali deputate nella codifica di questa esperienza emotiva non risulta sufficiente pensare al verbo amare bensì è necessario immaginare anche le sensazioni corrispondenti all'amore. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Brain and Cognition.