Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Lund, in Svezia, su circa 9 mila pazienti adulti con nuova diagnosi di diabete, ha permesso di distinguere ben 5 forme differenti di diabete. Un passo importante verso una terapia sempre più mirata, anche se non proprio personalizzata. Tutto questo mentre in Europa è in approvazione il primo farmaco, Amglidia (glibenclamide), per il trattamento del diabete mellito neonatale (Ndm), una forma molto rara, diagnosticata nei primi mesi di vita e che può essere debilitante se non nefasta.
Una diagnosi basata su diversi parametri
Lo studio pubblicato questi giorni su Lancet Diabetes & Endocrinology, è il risultato di una vasta indagine condotta in Svezia, dalla Lund University, su 8.980 pazienti svedesi, di almeno 18 anni, che avevano avuto una diagnosi di diabete. I ricercatori non si sono limitati ad una classificazione clinica di tipo tradizionale, ovvero eccesso di glucosio nel sangue (iperglicemia) che porta ad una diagnosi di diabete tipo 1 (colpisce a qualsiasi età e rappresenta circa il 10% dei casi) e diabete tipo 2 (il restante 90% dei casi, colpisce in età adulta, in prevalenza le donne, ed è favorito da un errato stile di vita: obesità, dieta sbilanciata, vita sedentaria, ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia, oltre ad una predisposizione familiare).
I punti presi in esame sono: età, GADA (anticorpi anti-decarbossilasi dell'acido glutammico), IMC (indice massa corporea), HOMA2 (modello omeostatico 2) e emoglobina glicata. Da questi dati è stato possibile distinguere 5 forme di diabete.
Primo gruppo (circa 6%): diabete autoimmune grave. Diagnosi precoce, positività al GADA, IMC basso, scarso controllo metabolico e deficit di insulina.
Il 42% viene trattato con l’insulina.
Secondo gruppo (circa 19%): profilo simile al primo gruppo ad eccezione della negatività al GADA. Questo gruppo viene trattato prevalentemente con metformina. Frequente sono i casi di retinopatia diabetica.
Terzo gruppo (circa 15%): pazienti affetti da una forma grave di diabete insulino-resistente.
Il profilo di questo gruppo si caratterizza per un elevato grado di insulino-resistenza e un elevato IMC. Raramente controllati con metformina. Frequente i casi di malattia renale diabetica.
Quarto gruppo (circa 20%): forma lieve di diabete, associato a sovrappeso e obesità. Forma non-insulino resistente.
Quinto gruppo (circa 40%): forma di diabete lieve, normalmente associato all’avanzare dell’età. Senza un profilo metabolico compromesso.
Il primo farmaco per il diabete neonatale
Il diabete è una malattia dilagante. A volte, in rari casi, può arrivare già nei primi mesi di vita. Adesso l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha dato parere favorevole ad un nuovo farmaco, l’Amglidia (glibenclamide), per il trattamento del diabete mellito neonatale (Ndm).
Questa forma di diabete può risultare molto grave, spesso associata a diverse mutazioni genetiche. Il nuovo farmaco è stato testato solo su dieci piccoli pazienti, visto la difficoltà a rimediare neonati affetti da una patologia così rara.
L’Amglidia è un farmaco già approvato per il diabete di tipo 2. La nuova formulazione di glibenclamide è stata appositamente immaginata per questa popolazione di neonati. Agisce direttamente sulle cellule pancreatiche produttrice di insulina, legandosi ai canali del potassio, favorendo così il rilascio nel sangue, dalle cellule beta del pancreas, dell’insulina.