Il disturbo bipolare è stato mitizzato nel corso degli anni, perché ritenuto “la malattia dell’artista”. Infatti, molti pittori e scrittori ne hanno sofferto, tra cui Van Gogh, Caravaggio, Virginia Woolf ed Edgar Allan Poe. Oltre alla miticizzazione, questo disturbo ha subito un ulteriore “abuso”: l’uso improprio nel linguaggio quotidiano. Avere frequenti sbalzi d’umore, infatti, rende una persona lunatica, non bipolare come spesso invece si dice. In più il termine "bipolare" può generare confusione, tanto da confondere tale disturbo con quello dissociativo d'identità.
Ma Il disturbo bipolare consiste in fasi di mania e depressione, non ha nulla a che fare con le personalità multiple.
Agli occhi di alcuni questa potrebbe apparire come una malattia “bella da avere”, per via dei periodi di estrema euforia, quegli stessi periodi che hanno reso grandi gli artisti sopracitati. Niente di più sbagliato. In pochi sanno che il tasso di suicidio per chi soffre di disturbo bipolare non solo è alto, ma supera nettamente anche quello di chi, invece, combatte contro la depressione maggiore (o unipolare): circa il 30% contro il 16%. Numeri che fanno riflettere, numeri che fanno capire che la miticizzazione di tale malattia non sia propriamente corretta, perché c’è chi non sa trasformare in quadro la propria sofferenza, chi si lascia logorare da questa senza riuscire a dire niente, senza riuscire a trovare la forza di farsi aiutare.
Ma perché il disturbo bipolare genera tanto dolore?
Cos’è il disturbo bipolare?
Il disturbo bipolare è contraddistinto da episodi di mania e di depressione, che non trovano spiegazione nei fatti che si verificano nella vita di chi ne soffre. Solitamente la mania ha una durata di poche settimane, seguite da un periodo di depressione tre volte più lungo.
Le persone che sono nella fase maniacale sperimentano un’esagerata euforia che si riflette nei loro comportamenti. Tendono a parlare e a muoversi in continuazione, passano da un argomento all’altro, sono convinti della loro importanza tanto da arrivare a sperimentare dei veri e propri deliri, se pure diversi da quelli schizofrenici [VIDEO] e possono passare intere notti insonni, cimentandosi in progetti irrealizzabili.
Solitamente, si arriva ad una diagnosi di disturbo bipolare proprio osservando questa fase di mania, facilmente riconoscibile all’occhio di un esperto.
La fase depressiva, invece, ha le stesse caratteristiche della depressione maggiore. Le persone si sentono stanche, fanno fatica a muoversi e a parlare, piangono spesso, hanno problemi a dormire, perdono appetito e, per questo, perdono peso, non provano più alcun piacere, sfociando nell’anedonia. Nei periodi di depressione, poi, può capitare piuttosto frequentemente di pentirsi delle proprie azioni, compiute nella fase maniacale, fino ad arrivare a provare un senso di colpa dilaniante. La depressione, in poche parole, fa i conti con le perdite causate dalla mania.
È proprio nella fase depressiva che le persone sono più a rischio di commettere atti estremi, quali il suicidio.
Trattamento farmacologico
Mentre per la depressione maggiore esistono diversi trattamenti, per via delle alte percentuali di pazienti che non rispondono a quello farmacologico (tra il 20% e il 40%), per il disturbo bipolare è stato trovato un farmaco abbastanza efficace e rapido, a cui rispondono positivamente circa il 70% e 80% delle persone in cura: il litio.
Il litio viene usato per trattare gli episodi di mania. Infatti, se la fase maniacale viene eliminata, quella depressiva solitamente non si sviluppa. Un altro aspetto importante del litio è che non danneggia i processi intellettivi né appiattisce le emozioni e le sensazioni di chi lo assume.
Da come descritto, questo farmaco sembra miracoloso, purtroppo però non è così. Il litio infatti ha un indice terapeutico basso, dove per indice terapeutico si intende il rapporto tra effetti desiderati ed effetti tossici (es. overdose) che provoca il farmaco. Chi lo assume deve, perciò, prestare attenzione, monitorando i livelli di litio nel sangue per evitare di rimanere intossicato. Oltre che con il litio, il disturbo bipolare si può trattare anche con alcuni farmaci anticonvulsivanti.