Il gioco consiste in una parte essenziale nell’infanzia dell’uomo, ma non solo: è presente anche in altre specie animali, le quali attraverso il gioco nei primi mesi o anni di vita imparano le tecniche strettamente legate alla sopravvivenza come, per esempio, la caccia, l’agguato e la lotta. Per l’essere umano il gioco riveste, ovviamente, un ruolo molto più complesso ma non meno importante: non si tratta solo dell’attività fisica, ma soprattutto di quella mentale come il racconto di storie. La storia non è difatti un elemento passivo, ma anzi richiede il coinvolgimento dell’adulto e del bambino: il momento della narrazione è uno spazio di reciproca alleanza, in cui stimolare il bambino alla partecipazione con l’arricchimento di dettagli e condividendo le emozioni suscitate da ciò che si sta ascoltando.

Il racconto, così come confermano numerosi studiosi tra cui lo psicologo Bruner, non è il solo frutto di fantasia e finzione, ma uno degli ingranaggi per lo sviluppo cognitivo, ovvero lo sviluppo mentale, dell’uomo.

Il gioco articola le capacità cognitive

La ricerca sistematica ha, recentemente, fornito sempre più prove a favore di questa tesi: gli studi effettivi hanno dimostrato come lo sviluppo cognitivo aumenti con l’uso della lingua, comprese anche forme grammaticali complesse come l’utilizzo di congiuntivi, dei tempi futuri e degli aggettivi: nel dialogo col bambino non è necessario avere paura di usare una lingua troppo difficile, è preferibile usare parole scelte e ricercate piuttosto che un linguaggio eccessivamente semplificato e omesso.

D’altronde, stimolare la curiosità significa stimolare l’apprendimento.

Un pregio del gioco d’immaginazione è, inoltre, quello di fornire all’interlocutore un’importante chiave di lettura per sé stessi, ma anche e soprattutto per il mondo che lo circonda: significa imparare che possono esserci più piani di interpretazione della realtà e che non necessariamente la propria visione è quella giusta.

Socialità ed emotività

Imparare a mettersi in gioco, letteralmente e metaforicamente parlando, per poter un giorno avere la capacità di costruire legami sociali solidi e giudiziosi è uno degli obiettivi del racconto e del gioco di finzione, come sostengono le ricerche recensite da Berk, Mann e Organ. Affinché si impari a sviluppare l’integrazione dell’emozione con la cognizione è importante che il bambino sia libero di mostrare e provare sia sentimenti negativi che positivi: quelli negativi non vanno né puniti né evitati o censurati, anzi è importante che vengano sperimentati, analizzati, conosciuti poiché in ogni emozione vi è la radice dell’empatia, della civiltà, della capacità di dilazionare nel tempo le gratificazioni.