Sembra che il virus della Dengue, malattia endemica in America e in Asia e che ha registrato casi di infezione anche in Europa, possa contagiare anche per trasmissione sessuale. A dichiararlo è una sperimentazione condotta dall'Istituto Spallanzani di Roma, il centro nazionale per la ricerca delle patologie infettive. La ricerca del centro ha riscontrato la presenza del virus nel liquido seminale di un individuo di nazionalità italiana appena guarito dall'infezione che aveva contratto in Thailandia. L'Inmi Spallanzani ha pubblicato il resoconto dello studio sulla rivista scientifica "Eurosurveillance", in cui si dimostra che il virus vive e si moltiplica all'interno del liquido seminale.

Non solo sopravvive, quindi, ma aumenta di numero e la sua virulenza è alta anche dopo quasi 40 giorni dall'inizio della malattia.

La ricerca

Lo studio è stato condotto nei laboratori di virologia mediante tecniche biomolecolari dette RT-PCR, usando come campione un paziente 50enne affetto da Dengue. L'uomo è rientrato in Italia circa 4 mesi fa, dopo un viaggio in Thailandia, in cui aveva contratto la temibile malattia, probabilmente per una puntura di zanzara. Presentava infatti i tipici sintomi della Dengue, che consistono in febbre, astenia e forte dolore alle articolazioni. Lo studio, condotto dalle dottoresse Eleonora Lalle, Concetta Castilletti e dal dottor Emanuele Nicastri, insieme ai loro collaboratori, ha dimostrato per la prima volta che il virus Dengue rimane vivo e continua a replicarsi nel liquido seminale, rendendone possibile la trasmissione per via sessuale.

Come si trasmette la Dengue

Fino ad ora l'unico metodo di trasmissione conosciuto del virus era quello della puntura della zanzara di genere Aedes e non era stata dimostrata altra via di passaggio virale. La nuova scoperta crea allarme e rivede la attuali misure di sorveglianza adottate nei paesi europei dove la Dengue non è endemica.

Anche un altro virus simile, quello della malattia chiamata Zika, un paio di anni fa ha dimostrato di potersi trasmettere anche per via sessuale oltre che con la puntura degli insetti. La sperimentazione del centro Spallanzani ha utilizzato numerosi campioni di urina, siero e liquido seminale per la rilevazione del virus ed ha tastato i liquidi biologici con l'RT-PCR: il test molecolare dopo 9 giorni dall'inizio della malattia ha evidenziato la presenza del virus su ogni tipo di campione fluido, mentre a distanza di 24 e 37 giorni il virus è "morto" nel sangue e nelle urine, rimanendo però vitale nello sperma.