L'aloe è forse la pianta officinale più nota per le sue virtù salutari. Considerata un'autentica panacea fin dai tempi più remoti ancora oggi viene impiegata in numerosi Rimedi Naturali per l'azione: purgante (succo puro essiccato e concentrato, ha un'azione molto drastica pertanto in commercio lo troviamo abbinato ad altre droghe), depurativa e antiossidante (succo, si trova in commercio privato di una sostanza che irrita la mucosa gastrica, l'aloina), lenitiva, disinfiammante, contro scottature, abrasioni (gel di aloe). Ma la ricerca scientifica si è più volte concentrata sulle sue presunte attività antitumorali.
L'ultimo studio a riguardo è quello condotto dal Laboratorio di Neuropatologia Molecolare dell'Irccs 'Neuromed' di Pozzilli recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Toxicology.
Un estratto di aloe come possibile cura contro il glioblastoma multiforme
Il glioblastoma multiforme è una delle forme più aggressive e comuni di tumore cerebrale (12-15% di tutte le neoplasie intracraniche e il 50-60% di tutti i tumori astrocitari). Colpisce in prevalenza gli adulti ed ha spesso un epilogo infausto, poiché difficilmente curabile e con alta probabilità di recidive. Il trattamento standard del glioblastoma multiforme è quello chirurgico, associato a chemio e radioterapia, ma, come sottolineano gli esperti, le cellule maligne di questo tipo di cancro presentano caratteristiche di alta invasività e resistenza ai trattamenti.
La ricerca di nuove urgenti possibili cure si rende dunque necessaria. I ricercatori italiani, capitanati dalla Dott.ssa Antonella Arcella hanno sperimentato in vitro ed in vivo la presunta azione antineoplastica di un estratto di aloe, l'aloe-emodina, con risultati molto incoraggianti.
L'aloe-emodina inibisce la crescita delle cellule tumorali sia in vitro che in vivo
L'aloe-emodina è un glicoside antrachinonico, principale responsabile dell'azione lassativa dell'aloe. Già da studi precedenti era stata evidenziata la sua capacità di bloccare in vitro la crescita delle cellule tumorali stimolando l'apoptosi, ovvero il processo di "morte programmata" che induce le cellule tumorali ad autodistruggersi.
Questa è tuttavia la prima volta che tale azione è stata verificata su cellule di glioblastoma. Lo studio molisano ha dimostrato sia in vitro (su cellule coltivate in laboratorio) che in vivo (su modello animale) un'inibizione della crescita tumorale capace di limitare lo sviluppo del glioblastoma. Con cauto ottimismo i ricercatori sottolineano tuttavia la necessità di ulteriori studi prima di passare alla sperimentazione clinica sull'uomo, per approfondire il meccanismo d’azione dell'aloe-emodina, il suo grado di tossicità, soprattutto in associazione al temodal (l'attuale chemioterapico utilizzato per la cura del tumore cerebrale).