Ottenere parti e tessuti “freschi” da feti abortiti per la ricerca applicata all’umanizzazione dei ratti di laboratorio: con questo contratto, l’agenzia governativa americana FDA (Food and Drug Administration) avrebbe avuto il permesso di acquistare “parti di bambini abortiti” con denaro dei contribuenti. Una realtà doppiamente degna di indagine dopo la denuncia, sulle pagine della rivista LifeNews dello scorso agosto, che ha reso nota a livello globale l’esistenza di tale contratto. Secondo quando denunciato, gli esperimenti introdurrebbero cellule umane nei topi con lo scopo di replicare il sistema immunitario umano funzionale.

La pratica è a scopo di ricerca: a luglio, la FDA aveva rilasciato un comunicato stampa in cui spiegava che il tessuto fetale viene utilizzato "in situazioni in cui è fondamentale per capire come il sistema immunitario umano reagisca a certi farmaci".

L’indagine sui tessuti 'freschi' fetali umani

Secondo quanto pubblicato lunedì scorso, pare che l’amministrazione Trump abbia formalmente posto fine al contratto in essere e avviato un’indagine. Il Dipartimento per la Salute e i Servizi Umani (HHS) a stelle e strisce, lo scorso 24 settembre, ha diffuso un comunicato dichiarando che l’HHS non ha la certezza sufficiente sul contratto e sul fatto che questo “includesse le protezioni idonee applicabili alla ricerca con tessuto fetale, né che fossero rispettati tutti gli altri requisiti di acquisizione.” A seguire, si comunica che il contratto viene dunque rescisso e lo stesso Dipartimento HHS incaricato di procedere al controllo di tutte le acquisizioni di tessuto fetale umano e di prodotti con tessuto fetale umano.

Questo, al fine di assicurare il rispetto della conformità con le leggi e i regolamenti statunitensi in merito all’acquisizione e la ricerca con questo genere di tessuto umano ottenuto, in sostanza, da bambini (feti) abortiti. Si dichiara, inoltre, che l’apertura dell’indagine avrà anche la finalità di rivedere tutti gli studi e ricerche che utilizzano cellule fetali, con la possibilità di esplorare eventuali alternative possibili all’uso di tessuto “fresco” fetale umano.

La questione del 'tessuto fetale umano' sui topi

Da dove sia ricavato il “tessuto fresco fetale umano” è presto detto: feti abortiti. L’inchiesta della sua applicazione sui topi umanizzati era stata divulgata la prima volta lo scorso 7 agosto a firma di un reporter della CNSNews, che aveva riportato l’utilizzo di tessuto fetale umano su cavie da laboratorio su cui erano state impiantate cellule staminali umane e, inoltre, tessuti umani di timo e fegato impiantati appena sotto i reni.

L’articolo esplicitava chiaramente come produrre un topo con un sistema immunitario umano. Partendo da un topo malato e con un sistema immunitario compromesso, si utilizzano quindi cellule staminali umane e tessuti umani di timo e fegato impiantati sulla cavia. Le cellule staminali, avendo la capacità di assumere diversi tipi di funzioni e quindi anche di diventare cellule del sistema immunitario, entrano a questo punto nel sangue. In questo modo, dopo qualche settimana, il topo sviluppa un sistema immunitario perfettamente funzionante in grado di produrre molte delle cellule immunitarie proprie degli essere umani, incluse varie tipologie di cellule anticorpi (linfociti B e T).

La questione della provenienza del 'fresh' human fetal tissue

In una nota pubblicata da FDA il 13 giugno scorso, la Food and Drug Administration fa riferimento al fatto di continuare la collaborazione con una nonprofit chiamata Advanced Bioscience Resources (ABR) con base nella classica “San Francisco Bay Area” (dove è presente anche la Silicon Valley, per esempio). Questo, al fine di acquisire tessuti per topi umanizzati. In questo senso, ABR è l’unica compagnia in grado di fornire il tessuto fetale umano necessario per continuare la sperimentazione guidata da FDA. L’attenzione è posta sulla locuzione “fresh fetal tissue” e, in particolare, sulla parola “fresh”. La dichiarazione segue con una spiegazione dell’utilizzo di tali tessuti: “I tessuti umani 'fresh' sono richiesti per essere impiantati su topi con sistema immunitario compromesso al fine di creare animali chimerici che posseggono un sistema immunitario umano”.

Perché aborti pianificati e non, invece, aborti spontanei?

Perché cellule estratte proprio da bambini abortiti? La risposta è semplice: non sarebbe possibile creare topi umanizzati senza questo tipo di tessuto preso da bambini abortiti in ambito costantemente monitorato.

In un paper dell’Università di Harvard viene data la spiegazione tecnica di questa “preferenza”. I topi equipaggiati con un sistema immunitario umano hanno un valore inestimabile per la ricerca scientifica. Ma topi di questo genere possono essere progettati in queste condizioni solo attraverso l’impiego di tessuti fetali “freschi”, non quelli derivanti da aborti spontanei. È una questione di “tempo”, gli americani lo chiamano “timing”.

La maggior parte degli aborti spontanei, infatti, avviene a casa oppure in luoghi e situazioni in cui il materiale fetale non viene recuperato e, cosa più importante, non viene conservato in uno stato che lo renda “usabile”.

Solo attraverso un aborto programmato oppure durante un’autopsia in ospedale è possibile ottenere il tessuto fetale utile alla ricerca.

La questione dei soldi pubblici

In molti si sono chiesti da dove arrivino i tessuti fetali usati nella ricerca dei topi umanizzati. La risposta è arrivata dal Congressional Research Service: “I tessuti fetali usati nella ricerca sono ottenuti da aborti decisi liberamente”.

Al momento, la preoccupazione che aleggia oltre oceano è sapere se il Governo Federale sarà in grado di seguire e monitorare correttamente la cancellazione del contratto e porre fine definitivamente e completamente alla pratica di spendere ogni anno 100 milioni di dollari su ricerche che fomentano il mercato di tessuti estratti da bambini abortiti.

La questione Bioetica

Lo stop di Donald Trump al contratto con FDA ha suscitato molti dubbi e reazioni dal punto di vista etico. In primis, poichè il tema dell'aborto programmato ha un impatto molto forte sulle persone, soprattutto coloro che abbracciano un certo tipo di credo o una specifica cultura. Inoltre, l'etica di una ricerca biomedica che crea ibridi e creature chimeriche richiama alla mente, alla morale e alla questione bioetica molte domande ancora senza risposta, alle quali spesso non si sa, non si può o non si vuole rispondere.