La Sla (sclerosi laterale amiotrofica) è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce selettivamente i motoneuroni. Nelle ultime settimane è emersa una ricerca che pare abbia individuato le presunte responsabilità della patologia neurologica, uno studio sorprendente condotto dall'Università Sapienza di Roma. Nel dettaglio la ricerca è stata portata avanti in collaborazione con l'Istituto Italiano di tecnologia con la supervisione del dottor Giuseppe Antonacci, il quale ha avuto a disposizione i macchinari dei due Istituti per poter osservare nel dettaglio le strutture cellulari, anche quelle di dimensioni ridotte.
Sla: Nature pubblica una nuova ricerca
Gli esperti degli istituti prima menzionati hanno praticamente individuato il meccanismo dell'aggregazione delle proteine, ovvero la principale causa della degenerazione cellulare di coloro che sono affetti da Sla. Gli esiti dello studio sono stati riportati da Nature, una rivista rinomata nel settore della medicina, la quale ha indicato nel dettaglio quanto scoperto dagli istituti italiani. Quest'ultimi, osservando le cellule dei malati di Sla, hanno potuto constatare la presenza della proteina responsabile della malattia. Osservando al microscopio le varie strutture cellulari si è notato che queste assumono un aspetto viscoso e rigido, cosa che non avviene in quelle 'sane'.
Queste caratteristiche distinguerebbero dunque gli aggregati tossici che nei pazienti malati di Sla vanno a provocare la morte de motoneuroni: sarebbero dunque stati trovati i responsabili della degenerazione, ad oggi sconosciuti.
Sla: nuovo studio dei ricercatori italiani
Gli esiti dello studio ovviamente sono una scoperta molto interessante che potrebbe aiutare altri ricercatori a trovare delle cure ancora più mirate per sconfiggere la malattia.
Le informazioni riportate dalla rivista potrebbero cosi essere di fondamentale importanza se usate in aggiunta ai macchinari di ultima generazione per comprendere il meccanismo di malattie degenerative come appunto lo è la Sla, cosi da provare a sperimentare delle terapie che plachino la distruzione dei motoneuroni. Alessandro Rosa, dell'Università Sapienza, ha sottolineato come la nuova tecnologia "consentirà di studiare da una nuova prospettiva i granuli cellulari". Sull'argomento si attendono nuovi aggiornamenti magari in risposta alla ricerca pubblicata sulla famosa rivista.