Ad oggi sono state sperimentate molte diete per ridurre il peso, ma non si conoscono gli esiti finali. I ricercatori del Department of Nutrition and Dietetics, Università di Atene, hanno analizzato e confrontato i dati in un lavoro pubblicato nel gennaio 2019 sulla rivista Metabolism Clinical and Experimental. Il metodo dietetico più studiato per gestire il peso è stato quello mediterraneo, caratterizzato da un alto consumo di frutta e verdura, cereali integrali, olio di oliva, semi e noci, legumi, pesce marino, carne bianca invece di carne rossa e uso moderato di vino.

Si è dimostrato efficace per far perdere peso e ridurre il rischio cardiovascolare.

Rispetto alla dieta mediterranea, comunque, la maggiore azione dimagrante è stata riscontrata con la dieta vegana e vegetariana. La caratteristica comune di queste diete è stata l’elevato utilizzo di frutta e verdura, ad alto contenuto di fibre e sostanze antinfiammatorie, che ha spinto a mangiare meno alimenti quali derivati del latte, carne, prodotti da forno e dolci, con conseguente calo di peso.

Le diete ipocaloriche normoproteiche composte da alcuni alimenti (cereali integrali e semi oleosi) sono risultate più vantaggiose rispetto a quelle iperproteiche. Infine, una valida alternativa per perdere peso è stata quella dell’uso di pasti sostitutivi ipocalorici.

Alimenti per migliorare i parametri metabolici

In uno studio clinico di tre mesi, si è visto che i cereali integrali mostrano un maggiore effetto di riduzione della circonferenza addominale, della glicemia e della pressione diastolica, rispetto ai cereali raffinati. Alimenti come semi oleosi (30 gr di noci al giorno per 12 mesi o 50 gr di mandorle per 3 mesi) aumentavano la sazietà e abbassavano il colesterolo LDL e totale, così come 30 gr di proteine della soia al posto delle proteine animali.

L’assunzione di acqua, tè e caffè al posto di bevande dietetiche migliorava l’insulino sensibilità e diminuiva il BMI (indice di massa corporeo).

Diete iperproteiche e pasti sostitutivi

In soggetti diabetici la dieta iperproteica veniva confrontata con quella normoproteica per 3-24 mesi, ma non conferiva vantaggi rispetto alla dieta standard per ridurre trigliceridi, colesterolo, pressione sanguigna, insulino resistenza e emoglobina glicata.

Oltre a ciò la dieta iperproteica ipocalorica incrementava lo stato infiammatorio sistemico.

Alcuni studi condotti su soggetti obesi o diabetici miravano a paragonare l’azione di prodotti alimentari formulati da 800 kcal al giorno in uno o due pasti giornalieri, rispetto ad un piano dietetico isocalorico di 800 kcal, per 3 o 6.5 mesi I formulati manifestavano un maggiore effetto su attenuazione del peso, circonferenza addominale, emoglobina glicata, insulino resistenza e trigliceridi.