Invalidità civile riconosciuta per le donne sane che si sottopongono a chirurgia preventiva al seno o alle ovaie. Si tratta di una importante novità, introdotta per tutelare i bisogni delle donne portatrici della mutazione Brca (Breast Related Cancer Antigens). Si tratterà di una percentuale d’invalidità civile, riconosciuta, da parte dell'Inps, che terrà in considerazione i vari aspetti fisici e psicologici legati al rischio genetico che accompagna la mutazione dei geni Brca.

La circolare Inps sul riconoscimento dell’invalidità per le donne Brca positive

Le pazienti con mutazione genetica BRCA, anche quando non interessate da una patologia oncologica conclamata, diventano oggetto di tutele speciali da parte del sistema sociale. Una vera rivoluzione nel campo e che apre una consapevolezza sul rischio genetico al quale moltissime donne sono esposte durante il percorso della loro vita. Nel documento vengono presi in esame i rischi e le conseguenti disabilità anche in pazienti sane che non hanno in corso lo sviluppo di una patologia cancerosa. La scelta di sottoporsi ad una mastectomia preventiva, come una opzione di Salute, rientrerebbe in un dato scientifico e clinico al quale le donne a rischio genetico potrebbero ricorrere per evitare problematiche, a lungo andare, molto più gravi.

L’importante novità è anche quella di aver riconosciuto il valore e l’importanza di poter adottare scelte giuste di tipo preventivo e terapeutico.

Mutazione Brca: di cosa si tratta

Attualmente, in Italia, si stima che le persone interessate da queste particolari mutazioni genetiche siano circa 75-150mila. Stiamo parlando di trasformazioni che espongono le donne interessate alla possibilità di sviluppare tumori alle mammelle, alle ovaie e all’endometrio, anche sotto i trent'anni di età.

Alle donne esposte a questo alto rischio, le attuali linee guida indicano diversi iter da poter adottare tra i quali: l’adozione di frequenti controlli degli organi esposti attraverso l’ausilio di indagini mammografiche, tac e risonanze magnetiche che hanno il compito di monitorare di continuo la situazione; i possibili interventi di asportazione a scopo preventivo ed infine la somministrazione, sempre a scopo preventivo, di farmaci chemioterapici.

Adesso anche alle donne sane, che sceglieranno la chirurgia preventiva, come possibile riduzione del loro rischio, verrà riconosciuta da parte dell’Inps una percentuale di invalidità civile, che le pazienti interessate potranno richiedere, per la menomazione fisica subita in modo permanente e lo stress psichico legato allo stato di handicap generato dall’intervento. L'introduzione di questo riconoscimento d’invalidità da parte delle istituzioni, che associa direttamente il rischio genetico con la possibile insorgenza futura della malattia rappresenta sicuramente un grande passo in avanti e la necessità di tenere in considerazione i molteplici aspetti negativi con i quali le pazienti sono costrette a convivere e che puntualmente incidono a discapito della qualità della loro vita.