Il ritmo circadiano, ovvero l’andamento oscillante delle nostre funzioni biologiche nelle varie ore del giorno e della notte - condizionato dall'esposizione alla luce - modifica il metabolismo e altri processi fisiologici. Questo è stato dimostrato su modelli animali in laboratorio e ci sono evidenze epidemiologiche che altrettanto funziona nelle persone. Un elemento per tutti è il numero dei globuli bianchi che, ogni giorno, oscilla dalle prime ore della mattina alle ore serali. E questo si ripercuote in una differente risposta immunitaria nelle varie ore della giornata.

Pubblicato sulla rivista 'Trends in Immunology'

Una ricerca condotta in Svizzera, all'Università di Ginevra, e coordinata da Christoph Scheiermann attraverso l’analisi di vari lavori pubblicati, ha investigato la risposta immunologica degli organismi, animali e umani, in funzione del ritmo circadiano. Questo orologio biologico influenza i livelli dei globuli bianchi circolanti e quindi la risposta immunitaria. Un aspetto estremamente importante che potrebbe avere una rilevanza nelle applicazioni cliniche, dai trapianti alle vaccinazioni. Ma anche nei protocolli terapeutici da seguire su pazienti cardiopatici o asmatici, ad esempio.

Lo studio pubblicato sulla rivista Trends in Immunology, primo autore Robert Pick, ha passato in rassegna una serie di lavori scientifici confrontato il bioritmo giornaliero ai livelli ematici delle cellule immunitarie, in condizioni normali, di infiammazioni e di malattie, enucleando delle evidenza a carattere generale.

Ecco alcuni esempi:

  • Gli attacchi cardiaci negli esseri umani sono più frequenti al mattino. E anche più gravi, rispetto a quelli che colpiscono in altre ore del giorno e, soprattutto, di notte. In animali di laboratorio si è visto che i monociti, un tipo di globuli bianchi che contrasta gli attacchi di batteri, virus e funghi, sono più elevati durante il giorno. Di notte sono elevati solo nel tessuto cardiaco colpito da infarto. Un altro elemento non trascurabile è l'innalzamento rapido della pressione sanguigna nelle prime ore della giornata, a causa della liberazione di cortisolo.
  • CCR2, una proteina della serie delle chemochine – citochine a basso peso molecolare (8-12.000) – per il suo ruolo di attivazione e reclutamento (chemiotassi) di diversi tipi di leucociti nei siti di infiammatori (flogosi), può influenzare la formazione delle placche aterosclerotiche. Nei topi si è visto che anche il CCR2 segue un ritmo circadiano, con un picco elevato al mattino.
  • La difesa da un attacco parassitario. Sempre sugli animali di laboratorio, è stato procurato un attacco gastrointestinale mediante infezione da Trichuris muris. Anche in questo caso è stato osservato che i topi riuscivano più efficacemente a contrastare e uccidere i vermi, se l’esposizione avveniva al mattino. Facevano più fatica a difendersi se il contatto con l’agente infettante avveniva nelle ore serali.
  • Infezione polmonare. Provocando una polmonite batterica nei topi, una tossica liberata dai batteri avvia una risposta infiammatoria nei polmoni dell'animale. Questa attiva un reclutamento di cellule immunitarie con una efficienza che segue un ritmo circadiano. Oscillazione osservata anche nei monociti reclutati nella cavità peritoneale, nella milza e nel fegato, un indice della fase di eliminazione del batteri distrutti dai monociti.
  • Anche i sintomi allergici seguono una ritmicità giornaliera. Sono peggiori tra la mezzanotte e la mattina presto. Una informazione estremamente importante, ad esempio, per i soggetti asmatici aiutando il medico sia sul tipo di prescrizione che sull'ora di somministrazione dei farmaci.

Verso una terapia su misura

Questo studio pone un ulteriore tassello al capitolo della terapia personalizzata.

Quindi un farmaco è uno strumento utile ma la sua efficacia può dipendere da tante variabili che non sono, come si è pensato finora, limitate alla distinzione tra bambini e adulti ma anche tra uomini e donne, giovani e anziani, e della razza. Ora introduciamo una ulteriore variabile, il ritmo circadiano. Un network che può rendere un farmaco efficace del tutto inefficace o, addirittura, molto pericoloso.

Secondo Scheiermann, la crescente comprensione dei meccanismi dell’immunologia circadiana è destinata a lanciare una nuova sfida alle comunità scientifiche e sanitarie al fine di canalizzare queste informazioni in protocolli terapeutici sempre più performanti. Su misura per i pazienti.