Michela D'Antó e Federica Caracó, giovani donne e valide scienziate cliniche con uno studio sulle radiazioni della TAC. È proprio a loro che va il prestigioso premio HTC (Health Techology Challenge) per l'algoritmo che dimezza l'esposizione alle radiazioni emesse dalla TAC senza intaccare minimamente la qualità delle immagini. Un importante traguardo per la medicina e l'ingegneria biomedica, capaci di lavorare insieme a beneficio del paziente e della cura.

Federica e Michela: donne STEM per una Medicina migliore

Due giovanissime ingegneri cliniche capaci di far dialogare in maniera proficua la ricerca con l'Università.

Succede in Italia grazie a due giovanissime donne STEM, Michela D'Antó e Federica Caracó.

Michela della Fondazione G. Pascale è in forza all'Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS, Federica lavora presso l'Università Federico II di Napoli. Insieme hanno studiato e "partorito' ASIR: un algoritmo geniale nella diagnostica clinica.

Il nome ASIR significa "prescelto" in lingua araba ed è l'acronimo dell'algoritmo che sta per Adaptive Statistical Iterative Reconstruction. È proprio questo studio è stato premiato durante il XIX Congresso dell'Associazione Nazionale Ingegneri Clinici (AIIC) appena concluso. Il voto di preferenza delle due giurie (tecnica e popolare) riunite a Catanzaro, in Calabria, è stato unanime.

Tanto che l'algoritmo ASIR ha sbaragliato la concorrenza di altri 162 validi progetti in concorso ed ha vinto il primo premio HTC (Health Technology Challenge).

L'algoritmo geniale 'ASIR' che abbatte le radiazioni della TAC fino al 60%

L'area tematica è quella della gestione del rischio clinico, tema caldo e delicato. È di Federica e Michela lo studio di valutazione di un protocollo per la verifica delle funzionalità di un sistema speciale.

Un sistema di riduzione della dose di radiazioni installato su tomografi assiali computerizzati. Le TAC, in pratica.

In accordo con la Direttiva Euratom sui principi di ottimizzazione dell'esame radiologico in oggetto, i due ingegneri hanno lavorato con l'obiettivo di ridurre la quantità di radiazioni ionizzanti subita sia dai pazienti che dagli operatori.

La genialità del sistema studiato consiste nel fatto che esso è applicabile ad apparecchi già esistenti. Un notevole risparmio, quindi, su tutti i fronti. In primis, ovviamente, la minore esposizione a radiazioni ionizzanti per i pazienti che frequentemente si sottopongono a questo tipo di esame diagnostico. Il beneficio si estende anche agli operatori che somministrano lo screening diagnostico. Infine, un notevole risparmio per la Sanità che non necessita di acquistare nuovi strumenti diagnostici. Ma basta installare il prezioso sistema per usufruire del benefit clinico.

Il protocollo elaborato dalle due ricercatrici consente di ridurre dal 40% al 60% le radiazioni ionizzanti. Mantenendo pressoché inalterata la qualità dell'immagine.

Orgoglio scientifico e clinico tutto italiano

L'entusiasmo delle due vincitrici trapela dalle loro parole: "I risultati dimostrano dell'aggiornamento delle tecnologie" a beneficio del paziente al fine di assicurare "prestazioni più accurate e minori rischi".

Alla loro voce, si aggiunge l'autorevolezza di Lorenzo Leogrande, Presidente di AIIC: "Vediamo che la necessità di condividere e confrontare i tanti progetti emergenti nella tecnologia healthcare sia un valore per tutto il Sistema Sanitario".

Questa è l'Italia di cui gli italiani e il mondo hanno bisogno. Un Paese in cui la capacità di fare ricerca universitaria si unisce al fare impresa. Un Paese di donne, attente e geniali. Un paese di start ups come "miniera di intuizioni concrete che rispondono a problemi reali". Questa è l'Italia che piace agli italiani e che all'estero ci si aspetta.