Nei giorni cheprecedettero le Olimpiadi di Londra lo sport italiano fu sconvolto dallavicenda dell'atleta Alto Atesino Alex Schwazere dalla sua pubblica ammissione. Contemporaneamente nel mondo della biciclettasi sviluppava l'affaire Armstrongche ha avuto il suo apice con la squalifica del Texano e l'apoteosi conl'intervista della settimana scorsa in cui, per la prima volta, ha confessatol'utilizzo del doping.

I due casi ci raccontano la caduta di due sportivi, due eroi, uno a livellonazionale con lo splendido oro alle Olimpiadidi Pechino e uno a livello mondiale con i suoi sette Tour de France.

Due fenomeni che non si sono dimostrati tali, anzisono crollati in modo rovinoso. Ma le analogie finiscono qui, vediamone imotivi.

Per prima cosa la confessione. Schwazer si è dato in pasto ai giornalisti inuna conferenza stampa in cui ha faticato a guardare in faccia i suoiinterlocutori ed ha dimostrato tutta la debolezza di un ragazzo incapace di reggerela pressione. Armstrong ha scelto un'intervista face-to-face in unaconfortevole hall d'albergo lontano dal clamore dei media, con le però scomodedomande della conduttrice di talk-show OprahWinfrey, donna tutt'altro che accomodante.

La confessione del campione americano è avvenuta dopo una strenua resistenza atutte le accuse e con repliche provocatorie, come la foto con le maglie deiTour vinti su Twitter.

La squalificae la rimozione dei trofei conquistati erano già avvenute da mesi e le cause controdi lui iniziano a essere molte.

Invece Schwazerè crollato appena scoperto, incassando le accuse come un pugile ormai allecorde. E non ha avuto nemmeno la forza di negare. Le prove contro di lui sonostate così schiaccianti che eventuali appigli sarebbero stati inutili poiché ilsuo gesto è stato tanto infantile quanto solare.

In effetti, non si comprendecome un atleta così noto sia ricorso a un gesto così stupido e plateale. Alcontrario del ciclista a stelle e strisce il quale ha studiato e pianificatoogni sua mossa come un vero professionista degli scacchi. Per anni ha fatto usodi Epo, trasfusioni e quant'altrosecondo un copione ben organizzato.

E per finire confrontiamo le reazioni. Schwazer ha piagnucolato qualche scusamostrando vergogna e pentimento appena scoperto. Armstrong ha confessato conestrema freddezza i suoi peccati emozionandosi solo nel citare i propri figli edistaccandosi dal passato come se stesse raccontando le vicende di un altrociclista.

Ma in entrambi i casi la fine è stata la medesima. Questi due tristi episodiportano alla luce la fragilità delle bugie sportive e degli atleti che tentanodi mascherarsi dietro ad esse poiché, come ci ricorda un vecchio detto, "lebugie hanno le gambe corte".