Pure lui se ne è andato: Raimondo D'Inzeo, un'altra gloria dello sport italiano, ci ha lasciati. Vincitore di sei medaglie olimpiche (una d'oro, due d'argento e tre di bronzo) negli anni cinquanta e sessanta, ci aveva consegnato immagini indimenticabili di classe, di stile e di coraggio agonistico, seppure in uno sport non certo di primissimo piano, ma inserito nelle cronache gloriose proprio grazie alle sue imprese e a quelle del fratello Piero.
Il Presidente del C.O.N.I Giovanni Malagò non poteva che indire, in tutte le manifestazioni sportive che si svolgeranno tra sabato e domenica, l'osservanza di un minuto di silenzio, per onorare la memoria del cavaliere deceduto il 15 novembre 2013.
Raimondo D'Inzeo raggiunse l'apice di una inimitabile carriera sportiva conquistando l'oro olimpico nell'equitazione a Roma nel 1960. E' stato anche due volte campione del mondo nel 1956 e nel 1960. Con il fratello Piero e con Josefa Idem è l'atleta italiano che vanta il maggior numero di presenze olimpiche, ben otto. Figlio di un ufficiale di cavalleria nonchè maestro di equitazione, sarebbe diventato una delle massime espressioni della storia mondiale del salto ad ostacoli.
Uomo schivo e riservato, quasi rude, dal portamento militaresco, in gara era coraggioso, irruento ed aggressivo, ma efficace, il contrario del fratello Piero, che possedeva maggiore tecnica e maggiore capacità di calcolo e controllo delle situazioni, ma forse era meno efficace, infatti i risultati hanno dato ragione a Raimondo.
A coronamento di una stagione sportiva straordinaria, gli venne affidato l'onore di portare la bandiera italiana ai Giochi Olimpici di Città del Messico del 1968. Verrà ricordato come il miglior cavaliere italiano di tutti i tempi oltre che come uno degli atleti che ha dato maggior lustro al nostro sport.