L'attesa è ormai terminata. Da ieri, primo febbraio 2014, David Stern non è più il Commissioner della National Basketball Association. Sebbene il passaggio di poteri fosse nell'aria da tempo, ora è divenuto ufficiale. David Stern, quarto Commissioner della storia della NBA, abbandona il suo ruolo di "supervisore generale" dell'intera lega dopo 30 anni di onesto e nella maggior parte dei casi apprezzato impegno e lavoro.
Nonostante le assicurazioni di Stern riguardo alla competenza ed affidabilità del suo successore, il 52enne avvocato e dirigente sportivo Adam Silver, non sarà facile per gli aficionados della palla a spicchi abituarsi alla sua assenza.
Ripercorriamo insieme questi ultimi 30 anni di NBA per capire nel migliore dei modi come il lavoro di David Stern sia stato fondamentale per rendere la lega e l'intero gioco della pallacanestro sempre più moderno e al passo con i tempi.
Quando David Stern venne nominato Commissioner nel 1984 si trovò ad affrontare una realtà completamente diversa da quella attuale. A metà anni '80 l'NBA era uno sport in crisi dal punto di vista della popolarità e della credibilità rispetto ad oggi. I palazzetti sportivi non erano sicuramente all'avanguardia, il numero di tifosi che assisteva alle partite era ridotto, le potenzialità televisive e comunicative della lega erano ancora tutte da scoprire. Oggi invece e la situazione è diametralmente opposta e dobbiamo quasi tutto al lavoro e alla visione di David Stern.
Durante il suo mandato si è assistito ad un costante e crescente sviluppo sotto ogni punto di vista: aumento del Salary-Cap di ogni team, aumento dello stipendio medio di ogni giocatore, aumento nel numero delle franchigie e cosi via. Il "gioco" è stato trasformato in qualcosa di più: oggi i professionisti NBA sono delle Star a tutti gli effetti e usano aerei privati per i loro spostamenti; le partite vengono trasmesse in oltre 200 paesi nel mondo e ogni anno si aggiungono nuove emittenti. Ma il lascito principale del ex Commissioner è probabilmente da riscontrare nella sua capacità comunicativa con la quale ha reso l'NBA la lega sportiva per certi versi precorritrice delle altre sotto molti punti di vista.
Durante i 30 anni di Stern si è assistito all'introduzione della prima donna arbitro dello sport USA, alla prima dichiarazione di omosessualità da parte di un giocatore professionista (Jason Collins) e la capacità di portare delle partite di stagione regolare al di fuori dei confini USA come pura azione di marketing. Ovviamente ci sono state anche alcune parentesi negative in questi decenni come l'emergere dello scandalo Tim Donaghy nel 2007, i contrasti tra il comitato giocatori e la lega che portarono al Lockout del 1998 e replicato in parte nel 2011 ma in linea generale il lavoro di Stern è stato quasi sempre apprezzato. Il rinnovo ed aumento di credibilità dell'intera lega è stato sicuramente aiutato dall'emergere di grandi personalità e giocatori che hanno fatto la storia dello sport USA in questi ultimi 30 anni.
Sotto l'operato di Stern abbiamo goduto la rivalità Magic-Bird, la crescita e consacrazione di Micheal Jordan per arrivare in anni più recenti alle dinastie Spurs, Lakers e Miami Heat. Senza alcun dubbio però, senza la sua vision innovativa e rivolta al futuro, non sarebbe pervenuto lo stesso messaggio che oggi riceviamo e godiamo. Toccherà d'ora in poi ai suoi successori mantenere alti gli standard ai quali siamo oggi abituati, per rendere sempre più godibile ed avvincente quello che reputo essere lo spettacolo sportivo più bello al mondo. Buon lavoro.