"L'importante non è vincere ma partecipare".Quante volte lo si è sentito dire, per conto e nome del barone Pierre De Coubertin (di seguito PdC)il sognatore dell'era moderna dei giochi olimpici? Il mondo dello sport si auto-celebra oggi e ricorda, rievocando la data dell'inizio, distante ormai 120 anni e trenta edizioni dei Giochi, anche il suo primo promotore.Il 6 aprile 1896 venivano, infatti, inaugurati i primi giochi olimpici moderni ad Atene, in Grecia, e si sarebbero protratti fino al 15 aprile.Poche nazioni partecipanti, 14, ma sappiamo oggi come si siaaperta un'epoca.Sulprofilo Twitter delCONIoggi è stato pubblicato un tweet molto carino oltre che evocativo.

La finale simbolo dell'atletica, i 100 metri, e modi diversi di provare e interpretare il gesto della partenza. Era ancora l'epoca del dilettantismo anche estremo, della diffusione del valore dello sport e della pratica sportiva."Per ogni individuo, lo sport è una possibile fonte di miglioramento interiore (PdC)".Solo le due guerre mondiali hanno fermato la storia delle Olimpiadi, ancora oggi sinonimo di integrazione in nome dello sport e di pace. I giochi olimpici sono statila rinascita del mondo moderno, in alcuni casi scelti quale esempio di progresso, degenerato purtroppo in vetrina.

Colpire la manifestazione, in anni più o meno recenti, è significato colpire l'essenza stessa dello spiritocollaborativo e aggregativo dell'uomo.In modo più o meno clamoroso, per esempio in occasione di Monaco 1972 e nelle varie edizioni dei boicottaggi, la politica è entrata materialmente osolo virtualmentenel famoso Villaggio Olimpico. Il professionismo e la lotta ad accaparrarsi un'edizione dei Giochi ha offuscato l'immagine così meravigliosamente limpidadei giochi inaugurali.Unica città come sede, sia purenelle odierne intesain un'accezione un po' più allargata, in cui tutti gli sport sono sullo stesso livello e stesso piano. Chi vince conta, a prescindere dalla disciplina."Tutti gli sport devono essere trattati sulla base dell'uguaglianza (PdC)".