Mentre si avvicina il momento del debutto stagionale, in programma alla Vuelta Andalusia Ruta del Sol della prossima settimana, Chris Froome non sa ancora quale sarà il suo destino per il caso della positività al salbutamolo. Il capitano del Team Sky è risultato positivo ad un controllo antidoping effettuato durante la scorsa Vuelta Espana e da allora non sono ancora state prese decisioni su una possibile squalifica a suo carico. Nell’attesa del verdetto, Froome è libero di continuare a correre e potrà farlo anche al Giro d’Italia e al Tour de France se la questione non sarà ancora stata risolta.

Vegni: ‘Froome è il benvenuto, ma…’

La possibilità di vedere Froome al via del Giro e del Tour in modalità "sub iudice", come una specie di "fantasma " i cui risultati potrebbero poi essere cancellati da una tardiva sentenza, preoccupa non poco tutto il mondo del Ciclismo. L’organizzazione del Giro d’Italia non vuole ripetere quanto accaduto nel 2011 con Alberto Contador, vincitore sul campo della corsa e poi squalificato diversi mesi dopo per la vicenda clenbuterolo che risaliva alla stagione precedente. Su questo tema ha espresso una posizione molto chiara Mauro Vegni, il Direttore del Giro d’Italia e di tutta l’area ciclismo di RCS Sport.

Vegni ha chiesto una soluzione rapida per il caso, ma ha spiegato che il Giro non accetterà una ripetizione di quanto successo con Contador.

“Froome è il benvenuto al Giro d’Italia, ma se poi vince la maglia rosa, per me resterà per sempre il vincitore, anche se dovesse arrivare una squalifica. Non ho nessuna intenzione di cancellare dall’albo d’oro il nome di un corridore e poi un anno dopo presentare il trofeo e la maglia rosa ad un altro come abbiamo dovuto fare dopo il caso di Contador”, ha spiegato Vegni in un’intervista concessa a Cyclingnews.

‘Il problema è il tempo’

Il Direttore del Giro d’Italia ha sottolineato come il ciclismo non possa sopportare che un caso come quello di Froome si debba trascinare così a lungo. “Sto seguendo da vicino le cose ed aspetto che risolva i suoi problemi” ha continuato Vegni. “Il problema chiave è il tempo necessario. Sono passati cinque mesi e ancora stiamo aspettando di capire se alcune prove di esperti sono ammissibili oppure no.

Questa roba si sarebbe dovuta risolvere quattro mesi fa”, ha spiegato il Direttore del Giro d’Italia, che ha addossato la responsabilità di quello che sta succedendo all’Uci. “Non puoi rimanere un anno nel limbo, vincere una gara ed aspettare di sapere se sarai considerato per sempre il vincitore. Non dovrebbe essere compito dei corridori, delle squadre e degli organizzatori trovare una soluzione, questo è compito dell’organo di governo. Spero che lo facciano rapidamente così da garantire una certa credibilità”, ha concluso Vegni.