Ennesimo capitolo del caso relativo a Chris Froome. Da quando il corridore del Team Sky è stato trovato positivo al salbutamolo, durante l'ultima Vuelta Espana, si sono susseguite le dichiarazioni di ex ciclisti, di esperti del settore e di altre personalità del mondo del Ciclismo riguardo a questa spinosa vicenda. L'ultimo, in ordine di tempo, ad aver espresso la sua opinione in merito è stato Tom Boonen, campione del mondo nel 2005 e vincitore di numerose corse, tra cui quattro Parigi-Roubaix e tre giri delle Fiandre.
Boonen: 'Il salbutamolo è doping? È ridicolo che lo si pensi'
L'ex corridore belga è andato in controtendenza rispetto al pensiero precedentemente espresso da altri esponenti di questo sport, che avevano auspicato una squalifica per Chris Froome per il bene dell'intero movimento. Queste le parole del campione del mondo di Madrid nel 2005, intervistato da un noto quotidiano olandese: "Affermare che il salbutamolo è doping è semplicemente ridicolo. Anche mia figlia deve inalarlo tutti i giorni e qualcosa che vada storto può sempre succedere. Finora - prosegue Boonen - ci sono pochissime prove concrete contro il Team Sky, ma ho l'impressione che i loro corridori siano già stati dichiarati colpevoli.
Da sempre sono contrario ai trucchi e ritengo che chi ricorra a metodi illeciti per aumentare le proprie prestazioni debba essere sospeso a vita. Ma qui si parla di atleti con problemi respiratori, che hanno la necessità di inalare salbutamolo per evitare di stare ancora peggio. Certamente, non sarebbe giusto se venissero trattati alla stessa stregua di consumatori di Epo". Va ribadito che ancora, a distanza di oltre sette mesi, la Wada e l'Uci non sono giunti ad una decisione definitiva su Froome. In attesa della sentenza, il corridore britannico potrà correre in tutte le corse World Tour e Professional.
Dopo il ciclismo, una vita in famiglia
Dopo il suo ritiro dalle corse, avvenuto dopo la Parigi-Roubaix 2017 (dove arrivò tredicesimo), Tom Boonen ha preferito defilarsi dal mondo del ciclismo per dedicarsi alla famiglia e alle sue due figlie: "Valentine e Jacqueline sono la ragione più importante che mi ha spinto ad andare in pensione.
Volevo essere presente come padre e quando sei un corridore professionista non è facile. Avrei potuto continuare a correre per altri due anni, ma ho avvertito che entrambe pativano la mia lontananza da casa". Tuttavia, nonostante il ritiro, il 38enne belga continua a lavorare, sia pure saltuariamente, come commentatore sportivo per un canale televisivo belga e come consulente della Lotto-Soudal.