La notte appena passata rimarrà sicuramente nei ricordi di Klay Thompson molto a lungo. Il meno glam dei big four dei Golden State Warriors, sempre lontano dai riflettori a differenza di Draymond Green, Stephen Curry e Kevin Durant, ha messo a segno un record, o meglio un doppio record, nella vittoria per 149-124 su Chicago. Una vittoria netta quella dei campioni NBA in carica e, al momento, ancora indiziata numero uno alla vittoria dell'anello anche in questa stagione, con la guardia in canotta numero 11 che ha messo a segno 52 punti.

Chicago Bulls-Golden State Warriors 124-149

E qui sta il primo record, con Thompson che "scippa" a Curry il record stagionale di punti segnati in una partita che risale a sola una settimana fa con Washington (51). Veniamo però al secondo, e più importante, record raggiunto. Il 28enne di Los Angeles di quei 52 punti, ne ha messi a segno ben 42 da tre, un totale quindi di 14 triple su 24 tentativi e il 18 su 29 totale al tiro. E anche qui rubato un record al compagno Curry che aveva messo a segno 13 tiri da tre punti nel novembre 2016 contro New Orleans. Veniamo però ad altre "stranezze", se così possiamo definirle, nella mostruosa prestazione di Thompson. La point guard ha giocato solamente 26 dei 48 minuti della partita, ha toccato il pallone solamente 52 volte, palleggiato 56 e tenuto il pallone in mano per soli 96 secondi.

Ogni volta in cui ha toccato palla, quindi, Thompson ha messo a segno un punto in parole povere. Una partita incredibile, che rimarrà negli annali della storia per un giocatore che in molti sottovalutano ma che per il tipo di gioco dei Warriors vale tantissimo: taglia "bastarda", ovvero utilizzabile nell'odierna Nba sia come due che come tre, mani fatate che attirano su di sé le attenzioni degli avversari, permettendo così di aprire spazi nella difesa avversaria e permettere la penetrazione a Durant e Curry, i primi due veri violini della formazione di Steve Kerr.

Un Kerr che sa quanto Thompson sia utile e funzionale al suo gioco, tanto da lasciarlo in molte occasioni in campo più dei due compagni appena citati. Un giocatore quindi che tanti non apprezzano abbastanza. Arrivato in Nba nel 2011 con l'undicesima scelta, il figlio di Mychal Thompson ha disputato 545 tra regular season e playoff, per un totale di 19.2 punti segnati con il 45.8% da due e il 42% da tre. Un quattro volte all-star e tre volte campione Nba che la scorsa notte ha riscritto i libri di storia del campionato cestistico più conosciuto al mondo.