Fino a qualche anno fa il ciclismo colombiano sembrava in grado di sfornare nuovi talenti senza sosta. Da Rigoberto Uran a Egan Bernal, passando per Nairo Quintana, Miguel Angel Lopez, Esteban Chaves e molto altri, la Colombia appariva come un serbatoio di scalatori dalle potenzialità infinite. Con il lento declino dei campioni più datati, qualche difficoltà e colpo di sfortuna per gli altri, e l’esplosione di una nuova generazione di campioni, la Colombia ha ora un ruolo molto marginale nel Ciclismo professionistico e non sembra più in grado di portare alla ribalta dei giovani in grado di prendere il posto di Uran e compagnia.
Proprio Rigoberto, il veterano del ciclismo colombiano, ha analizzato questa situazione. Uran ha spiegato che l’evoluzione che sta vivendo il ciclismo richiede spese sempre più ingenti: “In Europa ci sono ragazzini che hanno il nutrizionista, in Colombia molti non mangiano tre pasti al giorno”.
Uran: 'Mi chiedono cosa succede al ciclismo colombiano'
Rigoberto Uran è il capostipite della generazione di campioni che ha portato il ciclismo colombiano a vivere il periodo di maggior fulgore. Rigo ha debuttato da giovanissimo, professionista già a vent'anni, ed ha raggiunto grandi risultati, come i podi al Giro e al Tour, le tappe vinte in tutti i grandi giri e un argento alle Olimpiadi di Londra 2012.
Dietro di lui sono poi arrivati tutti gli altri, che hanno portato la Colombia a vincere per la prima volta il Giro d'Italia, nel 2014 con Quintana, e il Tour de France, nel 2019 con Bernal. Il declino dei corridori più vecchi e le vicissitudini che hanno tolto di mezzo Quintana e Lopez, oltre all'incidente di Bernal, hanno molto ridimensionato il ruolo della Colombia negli ultimi tre anni, in cui non sono più emersi altri corridori di primo piano nella nuova generazione.
Secondo Uran, i cambiamenti sempre più all'insegna della tecnologia e della perfezione, anche nelle categorie giovanili, e la scarsa disponibilità economica della Colombia sono stati alla base della crisi del ciclismo nel suo paese.
“Mi chiedono cosa sta succedendo al ciclismo colombiano. In Europa, ovviamente, ci sono un po' più di soldi, la gente sta meglio, questa è la realtà, non si sopporta tanta fame come in Colombia” ha raccontato Rigoberto Uran.
Il campione della Ef ha testimoniato come la realtà della Colombia sia ben più dura di quella europea, e che questo non permetta ai ragazzini di stare al passo con quello che sta succedendo nel ciclismo dei paesi economicamente più forti.
"A 16 anni si allenano come dei professionisti"
“Qui in Colombia abbiamo molti bambini che non ricevono tre pasti al giorno. È molto difficile esigere da un bambino affamato. Oggi in Europa le tecniche di allenamento si sono evolute moltissimo, i rulli, le biciclette, i misuratori di potenza, le vitamine, il recupero che si fa, beh quello ha un costo altissimo. Ovviamente non si può dire ad un bambino di comprare tutte queste cose quando a casa non c’è niente da mangiare” ha dichiarato Uran, spiegando che oggi già nelle categorie giovanili si acquisiscono delle competenze e una preparazione che fanno arrivare i ragazzi già pronti al professionismo.
L’altra faccia della medaglia è che questo cambiamento ha messo in difficoltà il ciclismo giovanile dei paesi economicamente più poveri.
“Un ragazzino in Europa a 16 anni si allena da professionista, ha un nutrizionista personale e pesa anche il cibo mentre in Colombia alcuni mangiano una volta al giorno” ha dichiarato Rigoberto Uran.