In una lunga intervista con Ciclismo al Día, l’ex campione Claudio Chiappucci ha raccontato alcuni episodi della sua carriera e paragonato il ciclismo degli anni Ottanta e Novanta con quello attuale. Chiappucci ha criticato la mancanza dei tapponi di montagna nei grandi giri e ha anche un po’ sminuito la rivalità tra Tadej Pogačar e Jonas Vingegaard, che ha infiammato le ultime quattro edizioni del Tour de France. Secondo l’ex campione, quella tra lo sloveno e il danese “è una rivalità più debole della mia con Indurain e Bugno”.

Chiappucci: 'Indurain guadagnava a cronometro e io dovevo attaccare da lontano'

Pur non essendo mai riuscito a vincere una grande corsa a tappe, Claudio Chiappucci è stato uno dei protagonisti più amati del ciclismo tra gli anni Ottanta e Novanta. Con le sue doti di scalatore, il coraggio e la generosità, il corridore varesino rappresentava la perfetta contrapposizione ad altri due grandi interpreti di quel ciclismo, Miguel Indurain e Gianni Bugno.

Chiappucci ha ricordato le sue sfide al numero uno delle corse a tappe di quegli anni, Indurain, che partiva sempre avvantaggiato dalle lunghe cronometro che gli organizzatori gli concedevano in tutte le edizioni del Giro d’Italia e del Tour de France.

“Miguel era il più forte a cronometro. Guadagnava tanto terreno e io dovevo pensare a come recuperare. L’unico modo era attaccare da lontano”, ha raccontato Chiappucci, che proprio grazie a quel suo modo un po’ avventuroso di interpretare le corse riuscì a raccogliere grandi consensi tra gli appassionati.

“Indurain non si innervosiva mai, era regolare, consistente, aveva al fianco una squadra perfetta e poi contava sulle cronometro.

Ce n’erano sempre due individuali e una a squadre e questo mi penalizzava fisicamente, ma non mentalmente. Ho sempre pensato a come farcela, lo studiavo per capire come stava, se era il momento di attaccarlo o no”, ha ricordato Chiappucci, che però non riuscì mai a rovesciare la supremazia di Indurain nei grandi giri.

'La nostra rivalità durava tutta la stagione'

L'ex campione ha poi parlato di come si è evoluto da allora il ciclismo, soprattutto nelle corse a tappe. Uno dei cambiamenti più evidenti è il chilometraggio molto più limitato delle tappe di montagna, una novità che Chiappucci non gradisce. "A me piacevano le tappe lunghe, con tanto dislivello, in cui vengono fuori maggiori differenze. Anche le cronometro erano più lunghe di oggi. A me piacerebbe vedere delle tappe con un chilometraggio importante, almeno una che sia davvero una tappa regina", ha commentato Chiappucci, che poi ha riflettuto su come questo nuovo ciclismo, in cui alcuni campioni si concentrano su un unico obiettivo, faccia fatica a trovare delle vere rivalità.

Anche se i Tour de France degli ultimi anni sono stati segnati dalle entusiasmanti sfide dirette tra Pogačar e Vingegaard, Chiappucci ha un po' sminuito il senso di questa rivalità: "È differente rispetto alla mia con Indurain e Bugno".

"La nostra era una rivalità che andava avanti per tutta la stagione, nelle classiche, nelle gare a tappe, ai Mondiali. In tutti questi momenti c'era la nostra rivalità a tre. Ora la rivalità tra Pogačar e Vingegaard è più debole, non stanno correndo lo stesso programma di corse. La loro rivalità esiste solo al Tour. Noi invece facevamo lo stesso programma. Al Giro, al Tour, ai Mondiali, alle classiche, era tutta una stagione. E poi essere rivali a tre è più complicato, era una guerra di rivalità", ha ricordato Chiappucci.