Nella legge di stabilità all'esame del Governo, si discuterà ancora dell'ormai noto art. 6 e dell'emendamento, scritto da Rita Ghedini (PD), riguardo alla riduzione del cuneo fiscale. Chiamato al lavoro in questa sede è il Ministro Saccomanni, insieme alla Ragioneria di Stato e di tecnici economici.

Sappiamo ormai che il problema principale della legge di stabilità è la copertura finanziaria, mentre Confindustria ancora sottolinea fortemente la mancanza di coraggio del Governo. Ma torniamo all'emendamento: di cosa si tratta sostanzialmente?

La proposta avanzata sarebbe quella di allargare la quota di No Tax Area da 1840,00 euro a 1885,00 euro, partendo sempre dalla fascia più bassa di reddito, cioè 8000,00, fino ad arrivare alla fascia di 17000,00.

Superata questa, la zona No Tax Area diminuisce fino ad arrivare ai 35000,00 di reddito (quindi non più i 55mila come si pensava prima).

Ma già sulla prima fascia reddituale bisogna fare una nota, e cioè che la prima fascia di reddito dovrebbe essere di 8.200,00, perché ricadendo nella prima aliquota IRPEF del 23%, l'effetto benefico di un aumento in busta si annulla per il debito IRPEF.

Dalla fascia di 17.000,00 euro in poi, il sistema della detrazione funziona all'inverso, ossia la No Tax Area diminuisce fino ad arrivare ai 35.000,00 euro. In poche parole si parla di un incremento netto di circa 200 euro l'anno, quindi pochi spiccioli al mese in più per il dipendente.

Alla fine anche questo rispecchia un paese immobile, e che resterà tale ancora per tutto il 2014, irrigidito nel suo sistema fiscale.

Nonostante i ripetuti richiami all'attenzione, fatti dalla BCE, a tutti gli stati europei, di non vanificare gli sforzi (e i sacrifici!) fatti fino ad ora e di puntare sulle misure di crescita, soprattutto migliorando la qualità e l'efficienza dei servizi pubblici, limitando così gli effetti disastrosi sull'imposizione fiscale, il Governo invece non fa passi coraggiosi, sfiduciando i suoi cittadini, che rimangono sempre impauriti dalla visione di un futuro instabile, che non crea consumi, che non dà possibilità alle imprese di poter accedere al famoso credito per le innovazioni e gli investimenti sulla produzione.

Rimaniamo ancora bloccati su quei decimali miseri del PIL, che non danno sollievo a nessuno, ma soprattutto non danno frutti, perché il terreno sociale ed imprenditoriale ormai è congelato, e su un terreno così, purtroppo, non crescono alberi. Ampiamente illuminante l'articolo commento di Guido Gentili de IlSole24Ore di oggi. Si spera ancora in un monito forte da parte dei cittadini italiani e delle imprese.