Secondo un comunicato stampa odierno del Codacons, a rimetterci, con la stangata della Tasi, saranno come al solito le famiglie meno agiate, quelle con più figli e quelle che hanno una casa con una rendita catastale minore.
Il Codacons ha molto apprezzato, si legge nel comunicato, l'affermazione del ministro Saccomanni, che alla domanda se con il passaggio da Imu a Tasi si sarebbe pagato di più ha risposto con un, non tanto, sibillino, "credo di no". Un credo probabilmente non basta, e con calcolatrice alla mano l'associazione ha fatto i conti di quale sarebbe stata la differenza tra Imu e Tasi scoprendo che per non pagare di più bisogna avere meno figli e una rendita catastale dell'immobile maggiore.
Questo perché, sparita la detrazione di 200 euro per la prima casa e la detrazione di 50 euro per ogni figlio, a essere colpite maggiormente saranno i 5 milioni di famiglie che fino allo scorso anno non pagavano l'Imu proprio in virtù di tali detrazioni. Ora le detrazioni sono a discrezioni dei comuni, che potranno decidere se applicarle o meno, ma non è detto che tutti i comuni decideranno di applicare tale detrazione, e anche se lo facessero innalzando però l'aliquota si rischierebbe di danneggiare ulteriormente chi non potrebbe usufruire delle detrazioni.
Per case con una rendita catastale di 400 euro, in assenza di figli si pagava una Imu pari a 69 euro. Per le stesse case, con la stessa rendita, di Tasi si pagherà 168 euro con una differenza di 99 euro.
Ma tale differenza sale a 168 euro, sempre per case con rendita catastale di 400 euro, in presenza di 2 figli. Per case che abbiano una rendita catastale di 500 euro la differenza tra Imu e Tasi è di 74 euro senza figli, e di 174 euro in presenza di due figli. Il tutto calcolato con una aliquota del 2,5 per mille poiché se si calcolasse per una aliquota del 3,3 la stangata sarebbe molto più pesante.