Nella Legge di stabilità approvata dal Consiglio dei Ministri in data 15 ottobre 2014, fra le tante novità che si prospettano, vi è anche la possibilità di avere il Tfr in busta paga per i lavoratori che lo richiedano. La misura, in via "sperimentale" consente a tutti i lavoratori dipendenti del settore privato, con esclusione dei lavoratori domestici e di quelli occupati nel settore agricolo, di ottenere il pagamento diretto in busta paga del tfr "maturando" a partire dalle retribuzioni di marzo 2015 e fino al 30 giugno 2018.Condizione per poter richiedere l'anticipo del tfr è quella di avere un rapporto in corso da almeno sei mesi con il medesimo datore di lavoro.
La misura varata dal governo Renzi e, dallo stesso Presidente del Consiglio ampiamente pubblicizzata già da qualche tempo, suscita interesse da parte dei lavoratori, che, in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, valutano in maniera positiva la possibilità di poter contare su una somma mensile aggiuntiva nella propria retribuzione.
Ma è veramente conveniente l'anticipazione del tfr in busta paga?
Cominciamo con il dire che con il varo di tale norma viene completamente rivista la natura stessa del tfr, che da retribuzione differita diventa retribuzione corrente. Di conseguenza, ai fini fiscali, le somme erogate mensilmente come tfr, invece di essere assoggettate a tassazione separata, confluiranno nella tassazione ordinaria, e in base al reddito percepito dal singolo lavoratore, verranno tassate con aliquote che vanno da un minimo del 23% per un reddito annuale fino a 15.000 euro lordi fino ad arrivare al 43% per i redditi superiori a 75.000 euro.
Altro aspetto da considerare (ed eventualmente da chiarire) è, che diventando il tfr retribuzione corrente andrebbe, a produrre effetti anche rispetto alla spettanza del bonus di 80 euro che viene erogato solo se non si supera un determinato reddito. Infine il tfr erogato in busta paga confluirà nel reddito complessivo da dichiarare ai fini Isee per il diritto alla richiesta di prestazioni sociali agevolate.
Appare quindi chiaro che il lavoratore prima di richiedere l'erogazione del tfr in busta paga (che non sarà revocabile fino al 30 giugno 2018), dovrà attentamente valutare la propria posizione reddituale altrimenti potrebbe rischiare di percepire, complessivamente, un reddito inferiore a quello che percepiva prima dell'erogazione del tfr.