Proprio in questi giorni il Governo sta ampliando la platea dei beneficiari della rottamazione bis consentendo di aderire alla definizione agevolata anche ai vecchi carichi relativi agli anni dal 2000 al 2016, come abbiamo anche riferito in un recente articolo, che l'associazione a tutela dei consumatori Federcontribuenti, sul proprio sito istituzionale, denuncia un vero e proprio paradosso.

Vediamo di cosa si tratta

Il paradosso denunciato da Federcontribuenti

Infatti, starebbero arrivando al domicilio fiscale di molti contribuenti degli avvisi di intimazione di pagamento relativi proprio agli anni dal 2000 al 2016, che impongono un termine perentorio di 5 giorni per effettuare il pagamento e, si comunica che nel caso non venisse effettuato l'ente impositore si riserva di richiedere l'esecuzione forzata nei confronti del contribuente. Il paradosso, però, non sarebbe questo, in quanto la procedura di esecuzione forzata ha delle solide basi legali.

Il paradosso risederebbe nel fatto che, da una parte molti di questi crediti sarebbero abbondantemente prescritti, ma dall'altra parte nel momento in cui il contribuente prende le vie legali per tutelarsi dal pagamento di un indebito, la Riscossione soccombente in sede di giudizio non provvede al pagamento delle spese legali che, quindi, devono essere saldate irritualmente dal ricorrente costringendo il legale del contribuente ad attivare una procedura di pignoramento nei confronti dell'Agente della Riscossione.

E tale pratica verrebbe attuata, secondo la denuncia dell'associazione dei consumatori, ormai da molti mesi.

Federcontribuenti, inoltre, nel suo comunicato presente sul sito fa presente che una volta che si è aderito alla definizione agevolata delle cartelle il contribuente si obbliga, nello stesso tempo, a non avviare nessun procedimento di opposizione per le cartelle oggetto della rottamazione. Vediamo, quindi, quali suggerimenti fornisce l'associazione per difendersi legalmente.

I consigli per difendersi efficacemente

Secondo l'associazione dei consumatori il primo passo per difendersi efficacemente è quello di esaminare attentamente la cartella di pagamento, eventualmente con l'assistenza di un professionista.

Molto più di quanto non si creda tali cartelle presentano errori di conteggio o di altro genere che possono inficiare la pretesa creditoria del Fisco.

In seconda battuta, come spiega l'avvocato tributarista dell'associazione, Giuseppe Nucera, può essere utilizzato un particolare istituto giuridico introdotto dalla legge 228/2012 e modificato dal Dlgs 159/2015 denominato Sospensione legale a annullamento del debito. Si tratta di un istituto giuridico stragiudiziale, quindi completamente gratuito, che nel caso vengano rispettate determinate condizioni permette, appunto, la sospensione della pretesa creditoria o, ancora meglio, il suo annullamento a seguito dell'inerzia protratta da parte dell'Ente impositore sollecitato da un'apposita richiesta del contribuente. Il termine ultimo, per l'ente impositore, scade trascorsi 220 giorni dall'istanza del contribuente. Scaduto tale termine l'Agente della Riscossione è obbligato ad annullare il debito.