Il Decreto Fiscale, provvedimento collegato alla Legge di Bilancio in vigore nel 2018 ha dato il via alla nuova sanatoria delle cartelle esattoriali e delle multe del Codice della Strada. Mancano pochi giorni alla scadenza delle domande di adesione alla rottamazione delle cartelle come viene comunemente chiamata la definizione agevolata dei debiti.

Con Agenzia delle Entrate Riscossione, concessionario che ha sostituito dal luglio 2017 la vecchia Equitalia, resta viva la possibilità per chi ha debiti di chiedere la rateizzazione. Le due misure spesso vengono confuse tra loro, ma sono due opzioni ben diverse e che presentano vantaggi e svantaggi in base al singolo contribuente.

Ecco come capire se davvero conviene aderire alla rottamazione o se è più vantaggioso andare a chiedere la dilazione classica.

Differenze sostanziali

La rottamazione dei ruoli è una specie di condono parziale dei debiti che si hanno con il concessionario alla riscossione. Infatti aderendo alla definizione agevolata si otterrà un autentico sconto, perché saranno cancellati gli interessi di mora e le sanzioni. In pratica a domanda accettata, resterà da pagare il tributo evaso o l’importo della multa relativa all’infrazione del Codice della Strada, le spese di riscossione e gli interessi per ritardata iscrizione a ruolo. Le cartelle che è possibile rottamare sono tutte quelle a carico del debitore dal 1° gennaio 2000 al 30 settembre 2017.

Per le cartelle più vecchie, in alcuni casi, essendo maggiori interessi di mora e sanzioni, lo sconto arriva addirittura ad abbattere il montante dovuto di oltre il 50%.

Con la rateizzazione normale, nessun vincolo temporale delle cartelle perché possono rientrare nel piano anche quelle antecedenti il 2000 e quelle più recenti.

Con la rateizzazione nessuno sconto viene concesso perché trattasi di una misura che il concessionario offre al debitore per facilitarlo nel rientro del debito stesso. In base alla durata delle rate concesse vengono caricati gli interessi. Il debito quindi aumenterebbe rispetto a quello originario.

Durata

Una sostanziale differenza tra le due vie opzionali concesse a chi a debiti è la durata.

Infatti con l’adesione e l’accettazione della domanda di rottamazione, il debito, qualsiasi sia il suo importo va sanato in soluzione unica o in 3 rate. L’80% del debito entro fine 2018, con rate ad ottobre e novembre, mentre l’ultima, quella con il restante 20% del dovuto, a febbraio prossimo. Nella rateizzazione ordinaria invece si può chiedere di pagare a rate in 6 anni, cioè con ben 72 rate. Tralasciare il pagamento di una rata della rottamazione non è possibile perché verrà immediatamente annullata la sanatoria ed il debito tornerà quello originario, con interessi e sanzioni e ridotto eventualmente degli importi pagati per le rate onorate.

Nella rateizzazione invece, pagare con ritardo di qualche giorno o non pagando fino a 5 cartelle, non porta all’immediata decadenza del beneficio.

Va ricordato che la rateizzazione può essere richiesta normalmente per debiti fino a 60mila euro, mentre per situazioni debitorie più gravi occorre allegare all’istanza le pezze giustificative del momentaneo stato di crisi finanziaria del debitore. Resta inteso infine che con l’adesione alla rottamazione il contribuente deve dichiarare di rinunciare a tutte le azioni o contenziosi avviati contro il concessionario e contro alcune cartelle. Nella rateizzazione questo obbligo non esiste. Ecco perché bisogna stare attenti anche ad ogni singola cartella che il concessionario ha caricato a nome del debitore.

Esiste l’istituto della prescrizione, cioè della scadenza entro la quale un debito può ritenersi scaduto e non va pagato.

Una materia che è stata oggetto e continua ad esserlo, di numerose sentenze della Cassazione. In linea generale, ben consci che la prescrizione delle cartelle varia in base all’oggetto della stessa, quindi al tributo evaso, il termine per riscuotere i tributi locali, le multe del codice della strada, i diritti camerali, i contributi Inps, Irpef, Iva, Imposta di Registro e così via, dopo la notifica della cartella non può che essere quinquennale.

In definitiva, ogni contribuente deve valutare attentamente quale delle due vie è la migliore, fermo restando che a primo impatto, la rottamazione sembra conveniente a chi ha debiti di importi bassi per i quali è più semplice trovare i soldi per far fronte a pagamenti in un breve periodo, oppure a soggetti che hanno una disponibilità economica tale da onorare il debito entro febbraio 2018, qualunque importo sia. Per soggetti in difficoltà economica invece, sembra consigliabile la via delle rate normali, con un lungo lasso di tempo per sanare la posizione in attesa di tempi migliori.