Matteo Salvini, ministro dell'Interno del Governo Conte, quando parla non riesce ad essere banale. Stavolta sono Equitalia e le sue cartelle meno "pesanti", a finire nel mirino del leader della Lega che, dopo neanche un mese di attività, si prende lo scettro di "attore protagonista" dell'Esecutivo. Il leader del Carroccio continua a mettere in ombra il premier, Di Maio e tutti gli altri ministri con dichiarazioni ad effetto che si prendono le prime pagine e animano il dibattito tra i cittadini. Lo fa senza uscire da quel percorso tracciato dall'ormai famigerato contratto che disciplina i rapporti del suo partito con il Movimento Cinquestelle.

Lo ha fatto con durezza nel non accogliere la nave Acquarius salendo agli onori delle cronache europee, lo fa adesso non usando mezze misure per esprimere il suo punto di vista nei confronti dell'organo che si occupa della riscossione delle cartelle esattoriali. Quelle che secondo Salvini andrebbero chiuse sono quelle che sono al di sotto dei centomila euro.

Cartelle sopra i 100mila euro sotto la lente

Un parere che resta sulla stessa linea di pensiero che porta il Governo ad avere una linea morbida nei confronti dei debiti pregressi con il Fisco. L'idea, partorita dalla Lega, è che stipulare un accordo con i "piccoli evasori", magari impossibilitati a pagare, sia la strada da seguire. Un fatto che, se realizzato, porterebbe un importante iniezione di liquidità (minore rispetto a quella prevista, ma più probabile) nelle casse dello Stato e permetterebbe a molti imprenditori di non essere più "fantasmi".

E' proprio questa la linea che, fino al momento, era stata espressa da Salvini in sede di campagna elettorale. Il suo ragionamento si basava sul fatto che molte persone hanno smesso di fare impresa in maniera legale per evitare di finire nelle grinfie di Equitalia. Nell'ambito del 224esimo anniversario della Fondazione della Guardia di Finanza ha mantenuto la stessa direzione, aggiungendo un particolare importante.

Secondo il Ministro, infatti, andrebbero chiuse da subito tutte le cartelle esattoriali per cifre inferiori ai centomila euro. Si tratterebbe, secondo Salvini, di un processo che sarebbe in grado di ridare libertà "fiscale" a milioni di italiani, oggi ostaggio del sistema e che potrebbero tornare a "lavorare, sorridere e pagare le tasse"

Salvini e le cartelle Equitalia che farebbero parte della "pace fiscale"

Salvini fa anche i numeri.

A quanto pare rientrerebbero in quel lotto di cartelle esattamente il 94% del totale. L'86% sarebbero finite in tribunale. I dati sono quelli dell'ex Equitalia e della Giustizia Tributaria. Salvini vedrebbe nella pace fiscale una soluzione finalizzata ad uno smaltimento della mole di debiti "iscritti a ruolo". Tutti difficilmente riscuotibili alla luce di una data fin troppo lontana nel tempo e data la cronica insolvenza dei contribuenti. Stando, però, a quello che dice il contratto è vietato parlare di "condono", ma solo di misure finalizzate ad aiutare i cittadini.