La legge è chiara, i circoli privati come gli Arci non devono avere finalità di lucro e rimanere sempre in pari con il bilancio vendendo a prezzo di costo. La realtà però è molte volte ben diversa ed una recente sentenza ha detto stop alla somministrazione di cibo e bevande nei locali riservati ai soci. Si tratta spesso di bar e ristoranti mascherati da associazioni senza scopo di lucro per pagare meno Tasse, che vendono sì a prezzi inferiori, ma in realtà sono vere e proprie attività commerciali. Per la Cassazione la vendita di bevande e di cibo nei circoli deve essere senza ricavi ed inoltre è anche concorrenza sleale nei confronti dei ristoratori che pagano ben altri contributi fiscali.

Ristoranti mascherati da circoli per pagare meno tasse

Per poter consumare cibo e bevande al circolo bisogna essere soci e l’attività dello stesso deve essere priva di ricavo, secondo l’ultima sentenza della Corte di Cassazione toscana: bar e locali mascherati da circoli hanno finito di fare affari. La battaglia è iniziata alcuni anni fa da parte della federazione italiana pubblici esercizi (FIPE) dellaToscana: ora la sezione tributaria del tribunale ha stabilito che gli enti senza scopo di lucro, come i 1.496 circoli culturali e ricreativi che si trovano in provincia di Livorno e i circa 19.000 presenti in tutta la Toscana, non potranno più fare affari da attività commerciali.

Consumazione riservata solo ai soci

Aldo Cursano è il presidente della Fipe Toscana e ha spiegato che nei circoli non ci dovranno più essere ricavi: solamente grazie a questo sarà possibile usufruire dei benefici fiscali riservati agli enti non commerciali. Erano anni che la Fipe combatteva contro i ristoranti camuffati da circoli ed erano tanti quelli in cui si poteva entrare liberamente e mangiare senza tessera, frequentatissimi peraltro, grazie a prezzi competitivi.

Ma da oggi è finita, la lotta ai falsi circoli ha ottenuto un grande risultato, come spiega il presidente dell’Arci di Livorno Marco Solimano e come si può leggere sull’edizione cartacea odierna del giornale Il Tirreno.

Molte catene di ristoranti volevano entrare in affari con l’Arci per pagare meno tasse e si tratta di concorrenza sleale e poco rispetto verso i commercianti che rispettano le normative fiscali ed hanno tutte le licenze per poter somministrare a chiunque cibo e bevande.

I circoli potranno fare ristorazione e servire caffè e bevande al bar, ma solamente ai soci o in occasione di feste di quartiere e di promozione sociale. Quando in un locale ci sono una cucina e del personale non è più un circolo no-profit ma un’attività commerciale.