La Tari è l'imposta locale destinati ai servizi di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani. E' una delle Tasse che più gravano sul bilancio di famiglie ed imprese, ma il suo ammontare varia sensibilmente da città a città. Ad esempio, i bellunesi pagano ogni anno, in media 153 euro, contro i 571 euro dei trapanesi. A rivelare l'enorme differenza territoriale è l'annuale analisi dell'Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva (una onlus di di partecipazione civica che, da circa 40 anni, opera in Italia e in Europa).

Le differenze regionali

Quest'anno, la Tari, ammonta in media a 302 euro per famiglia. Ma tra la regione italiana in cui questa imposta incide meno e quella in cui indice di più si registra uno scarto che supera il 120%. E, addirittura, se si prendono in considerazione le diverse province lo scarto supera il 270%.

L'analisi di Cittadinanzattiva ha preso come riferimento per l'anno 2018 una famiglia composta da tre persone con una casa di proprietà di 100 mq e ha evidenziato che i rifiuti costano meno al Nord (con una media di 256 euro per famiglia) che al Centro (301 euro) o al Sud (357 euro).

Entrando nel dettaglio, è emerso che anche quest'anno, il Trentino Alto Adige si è confermato la regione più economica: qui,la tassa rifiuti media è di 188 euro.

La Campania, invece con una Tari media di 422 euro annuali è la regione più "costosa"-. La regione del Vesuvio è seguita da: Sicilia (399 euro), Puglia (373 euro), Sardegna (353 euro), Lazio (332 euro), Liguria (323 euro), Toscana (322 euro), Abruzzo (320 euro), Umbria (301 euro) e Calabria (296 euro).

Fuori da questa negativa "top ten" vi sono la Valle d’Aosta (281 euro), il Piemonte (279 euro), l'Emilia Romagna (278 euro), la Basilicata (269 euro), le Marche (238 euro), il Veneto (236 euro), la Lombardia (236 euro), il Friuli (221 euro), il Molise (219 euro) e, infine, il Trentino Alto Adige (188 euro).

L'analisi delle tariffe ha evidenziato, per l'anno in corso, un aumento in 10 regioni: è la piccola Basilicata, secondo l'indagine di Cittadinanzaattiva, che ha registrato l’incremento più elevato (+13,5% nella sola città di Matera). In 6 regioni, invece, si è avuta una diminuzione: in Molise, ad esempio, la Tari è scesa del -4,9% rispetto allo scorso anno.

L'analisi ha confrontato anche i singoli capoluoghi di provincia e si è scoperto che, Belluno, in Veneto, con una Tari media di 153 euro all’anno è la più economica. La maglia nera, invece, spetta a Trapani (dove, tra l'altro, si è registrato un aumento pari al 49% rispetto 2017): qui, ogni famiglia paga in media 571 euro. Non va molto meglio a Cagliari (514 euro), a Salerno (468 euro ) a Trani (461 euro ), a Benevento (460 euro), a Reggio Calabria (456 euro) e a Napoli (446 euro).

Balza agli occhi che, al sud, la spesa annua per la Tari, supera quasi ovunque i 400 euro eccenzion fatta per Vibo Valentia e Isernia.

Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, ha commentato i risultati dell'll'Osservatorio prezzi e tariffe spiegando: “Ancora una volta l'indagine ha restituito la fotografia di un paese con marcate ed evidenti differenze territoriali in termini di produzione dei rifiuti, raccolta differenziata e, di conseguenza, costi sostenuti dalla cittadinanza”

I dati emersi, ha fatto notare Gaudioso, hanno ricalcato quelli presentati in un recente rapporto Istat: “il 70% delle famiglie italiane considera eccessivo il costo sostenuto per la raccolta dei rifiuti e, questa percentuale, supera addirittura l'80% nelle regioni del Sud e nelle Isole”.

Paradosso italiano

Secondo il rapporto Rifiuti urbani 2017 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), nel nostro Paese, nel corso del 2016 sono state prodotte 30,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (circa il 2% in più rispetto all’anno precedente).

L'Emilia Romagna, ha evidenziato la maggior produzione pro capite di rifiuti urbani (653 chilogrammi l’anno),mentre la Basilicata vanta quella più bassa (354 chilogrammi l’anno). Quasi la metà dei rifiuti urbani italiani, il 47% per la precisione, viene prodotta nel Nord. Il 31% li produce il Sud, mentre il restante 22% è prodotto dal centro.

Meno rifiuti, però, non si traduce con una tassa sull'immondizia meno cara.

Confcommercio, in un rapporto pubblicato lo scorso luglio ha evidenziato l’inefficienza delle amministrazioni locali: mediamente, il 62% dei Comuni italiani capoluogo di provincia ha una spesa superiore rispetto ai reali fabbisogni e costa alle famiglie ed alle imprese un miliardo l’anno.

Il motivo? La causa di questo "paradosso" è in parte dovuto al mancato raggiungimento degli obiettivi comunitari relativi alla raccolta differenziata (abbiamo realizzato solo il 52%, mentre l'Europa ha fissato il 65%)