La prescrizione delle cartelle esattoriali torna a dividere il giudice di legittimità di ultima istanza italiano, la Suprema Corte di Cassazione. Infatti, recentemente, la VI Sezione Civile del Supremo Collegio ha emesso l'Ordinanza n° 24106 che, di fatto, riporta il termine di prescrizione a 10 anni andando direttamente contro l'orientamento delle Sezioni Unite della stessa Suprema Corte.

I fatti che hanno portato alla pronuncia della Corte

La Suprema Corte si è trovata a giudicare il ricorso presentato dalla Agenzia delle Entrate- Riscossione contro la sentenza della Corte d'Appello dell'Aquila che aveva dichiarato prescritti dei crediti per contributi previdenziali non versati da una contribuente.

La Corte d'Appello aveva ritenuto valido il termine di prescrizione di cinque anni. L'Agenzia delle Entrate- Riscossione, infatti, ha sostenuto che la Corte territoriale abbia violato l'articolo 2946 c.c. che disciplina la ordinaria prescrizione decennale dei diritti, salvo che la legge disponga diversamente. Di conseguenza, anche il diritto di credito dell'Agente della Riscossione e, in ultima analisi, dello Stato si dovrebbe prescrivere in 10 anni. E questo in particolare nel caso di una cartella esattoriale divenuta definitiva e che non è stata impugnata dal contribuente interessato.

A sostegno della propria pretesa creditoria l'Agenzia delle Entrate - Riscossione, richiamando la Sentenza n° 23397/2016 delle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione, ha sostenuto che non si possa fare appello al disposto dell'articolo 2953 per giustificare l'applicazione della prescrizione decennale alle cartelle esattoriali.

Tale norma, infatti, disciplina gli effetti delle sentenze passate in giudicato sulle cosiddette prescrizioni brevi. L'Agenzia delle Entrate - Riscossione fa notare come ci sia una profonda e sostanziale differenza tra una cartella esattoriale e una sentenza passata in giudicato. Per l'Agente della Riscossione la prescrizione decennale deriva dal disposto di specifiche norme di diritto tributario.

In particolare l'articolo 20, comma 6, del Decreto legislativo 112/1999. Tale norma prevede un termine decennale per il riaffidamento all'Agente della Riscossione, da parte dell'ente creditore, dei servizi di recupero del credito.

Le decisione della Cassazione

La Suprema Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dall'Agenzia delle Entrate - Riscossione.

Ma questo non vuol dire che la prescrizione delle cartelle esattoriali si da ritenersi quinquennale. Il Supremo Collegio ha ritenuto il ricorso infondato in quanto l'Agenzia delle Entrate - Riscossione avrebbe errato affermando che la ordinaria prescrizione decennale possa derivare da una norma di carattere tributario come l'articolo 20, comma 6, del Decreto legislativo 112/1999. Per il giudice di legittimità è pacifico che il citato testo normativo sia espressamente dedicato alla riscossione dei tributi, non solo di carattere previdenziale. Ma, nel caso specifico, non è possibile sostenere la pretesa creditoria utilizzando il disposto dell'articolo 20, comma 6, del Decreto legislativo 112/1999.

E questo perché non si tratta di una disposizione che regola i rapporti tra contribuente ed Ente impositore, ma tra quest'ultimo e l'Agente della Riscossione. Tale norma consente all'ente creditore, in sede di controllo successivo al discarico per inesigibilità da parte dell'Agente della Riscossione, può riaffidare i carichi all'agente della riscossione stesso a condizione che abbia individuato l'esistenza di significativi elementi reddituali e patrimoniali e non sia trascorso il termine ordinario decennale. Quindi, per la Corte di Cassazione, ci si trova di fronte a una norma di carattere amministrativo applicabile esclusivamente alla riscossione fiscale.

D'altra parte, la Corte di Cassazione, rigettando il ricorso dell'Agenzia delle Entrate Riscossione, specifica che a tale riguardo ed esclusivamente per i crediti fiscali, si richiama la sentenza n° 13418 del 30 giugno 2016 con cui si sostiene l'equiparabilità della cartella di pagamento alla sentenza passata in giudicato.

Di conseguenza, conclude a favore della prescrizione decennale delle cartelle esattoriali andando contro all'orientamento delle stesse Sezioni Unite espresso dalla successiva sentenza n° 23395 del 17 novembre 2016. La diatriba giurisprudenziale continua.