Il 2014 non inizia con il piede giusto per Facebook: la creatura di Mark Zuckerberg si trova a fronteggiare per la prima volta una causa intentata da due utenti americani, Matthew Campbell dall'Arkansas and Michael Hurley dall'Oregon, riguardo il presunto utilizzo illecito dei messaggi privati fra utenti. L'accusa sostiene infatti che Facebook monitorerebbe i messaggi in modo da poter rivendere poi dati agli advertiser. In particolare la causa citerebbe ricerche indipendenti, che affermano che quando un utente condivide un link verso un sito web, l'azione viene registrata e memorizzato in una sorta di profilo delle attività web di chi invia il messaggio.

La causa è quindi stata intentata dai due utenti in nome di tutti i profili Facebook americani che hanno inviato link attraverso messaggi privati: si suppone che nei soli Stati Uniti si stia parlando di più di un milione di persone, considerando che negli States il numero di utenti internet attivi si aggira intorno ai 166 milioni.

Nella causa si legge che "il ritenere che il contenuto dei messaggi Facebook sia "privato" crea una grande occasione per Facebook, perché gli utenti che si credono liberi da sorveglianza sono portati a rivelare fatti su di sé che non rivelerebbero sapendo di essere monitorati", fatti che quindi acquisiscono un notevole valore economico se "rivenduti" al soggetto giusto.

Questa è la prima causa che vede un Social Network accusato di utilizzo improprio di dati privati: nel 2004 era stato Google ad essere citato per l'acquisizione di dati di utenti Gmail, con il colosso di Mountain View che si era difeso affermando che tale utilizzo era automatizzato in funzione della gestione di messaggi pubblicitari automatizzati all'interno della piattaforma.

A fronte di tutto ciò Facebook respinge ogni accusa e afferma che si difenderà vigorosamente nelle sedi preposte.