Sbarca in Italia il Bitcoin, e noi abbiamo intervistato la prima associazione italiana di categoria.

Il 24 gennaio si celebrano i due mesi dalla vostra fondazione. Vi sieteincontrati in una Caffetteria di Bologna e avete dato vita a BitcoinFoundation Italia. Perché avete sentito il bisogno di associarvi e qual è lavostra attività?

Ci siamo accorti che percomprendere appieno come funzionava il Bitcoin servivano conoscenzenel campo economico e nel campo informatico. Anche i più esperti diuna o l'altra materia continuavano a formulare valutazionitecnicamente errate.

Vogliamo contrastare la disinformazione sultema e pertanto abbiamo deciso di costituire una community ufficialeper condividere le competenze necessarie, organizzare una discussionee avviare un'attività consulenziale sulla materia. Stiamo lavorandosu diversi progetti per rendere ancora più semplice e accessibile laconoscenza nel campo delle valute digitali.

Immagino che tu siauno dei pionieri italiani.

Non ne ho le prove, macredo di si.

Quanti siete nell'associazione?

Al momento siamo una trentina ma l'iscrizione è libera. Tuttipossono partecipare.

Quanti bitcoiner cisono in Italia?

Difficile dirlo, potreiazzardare a dire che 5.000 sono quelli che almeno una volta si sonoesposti, ma magari in tutto potremo essere anche più di 10.000.

Qual è ilprofilo del bitcoiner italiano?

Il profilo più comune èquello dell'utente con una buona conoscenza informatica. Poi pianpiano si sono aggiunti i più giovani attirati dall'idea di faresoldi facili con il mining e coloro che intendevano speculare sullavolatilità di mercato. Questo è l'andamento che mi è sembrato divedere con il crescere della comunità, almeno quella a me"visibile".

Quanti Bitcoinsi muovono sul suolo italiano fra servizi e prodotti?

Una quantità veramenteminima, quasi nulla. Mancano i rivenditori di servizi/prodotti che neaccettano i pagamenti mentre la diffusione fra i potenzialiconsumatori è buona per essere una innovazione esotica. I primi chela accetteranno, se offriranno un prodotto/servizio valido, avrannogià una discreta platea.

La maggior parte dei bitcoiner italiani fauso di servizi/prodotti esteri.

Esiste una barriera tecnologica per gli utenti nel suo utilizzoquotidiano. Può essere uno mezzo di pagamento popolare?

All'inizio questatecnologia non era integrabile con i server, e quindi era impossibilecombinarla con l'e-commerce. Ora stanno uscendo diverse applicazioniper gli smartphone, e già questo ha aperto nuove strade di utilizzo. È solo questione di tempo ma l'idea di base della tecnologia èvincente. Quale versione si diffonderà nel mondo, non saprei dirlo.Affidarsi ad una tecnologia/moneta guidata dalla sicurezzamatematica invece che dalla semplice fiducia in qualche entecoercitivo centrale. Sarà questo che si userà e di cui si parlerànei prossimi anni a venire, o comunque sarà un vero punto di svolta.

Krugman sul NYT ha definito il Bitcoin "ilmale" per via della sua volatilità mentre moltiosservatori affermano che il Bitcoin sarà affossato dallaspeculazione. Altri affermano che presto le multinazionalidel web e della finanza ne prenderanno il controllo. La sua opinione?

L'economia non è unascienza esatta, ci sono diverse scuole di pensiero. Krugman seguequella keynesiana, mentre il Bitcoin quella austriaca. Sonodiametralmente opposte.

Lakeynesiana prevede l'intervento sul mercato da parte di un entecentrale, mentre quella austriaca punta sul libero mercato. Laspeculazione e lavolatilità sono fenomeni naturaliquando il mercato è piccolo, pocoliquido e inizialmente glioperatori siesprimono sul valore.

Il prezzo del Bitcoin si stabilizzeràtanto più cresceranno gli operatori presenti nel mercato, nonviceversa. Se anche venisse usata dalle banche, il problema non sipone, andrebbe bene.

Ma rimarrebbeneutrale?

Non potrebbero comunquecambiarne le regole a loro favore, che sono scritte nel protocollodistribuito su ogni nodo/utente della rete. Sarebbe un pò comepreoccuparsi che le banche iniziassero ad usare i network p2peDonkey/Bittorrent. Comunque le regole non si cambiano.

Secondo lei la rete riuscirà a dotarsi di una propria valuta?

Non credo che rimarràsoltanto una crittovaluta. La rete è decentralizzata e rappresentamolto bene una situazione di libero mercato. Certo, non nerimarranno centinaia come ora.

Forse due o tre, magari per piccolenicchie in posti/ambienti/comunità ristrette. Non vedo differenzafra rete e vita reale. Quello che avviene in rete è determinato dapersone reali. Se una crittovaluta prenderà piede in modo estesosulla rete, lo stesso avverrà nella vita nostra di tutti i giorni, omeglio, ovunque la rete sia diffusa e utilizzata.