La portata della vittoria di Donald Trump si abbatte come un ciclone sulla classe dirigente americana e pone le basi per un radicale mutamento degli scenari geo-economici globali.

I punti cardine del programma elettorale con cui Trump ha sfondato negli stati industriali e agricoli come Michigan, Wisconsin ed Ohio guadagnandosi la vittoria rappresentano una demolizione controllata della globalizzazione promossa dal clan Clinton/Bush negli ultimi 20 anni.

Politica fiscale pro America versus politica monetaria pro Wall Street

Trump ha sapientemente promesso di utilizzare lo stimolo fiscale attraverso un corposo taglio delle tasse sul reddito personale e sui profitti aziendali combinandolo con l'intenzione di promozione gli investimenti pubblici in infrastrutture.

Se realizzata, questa politica tende a stimolare la produzione localizzata negli Stati Uniti e i consumi interni ma prevedibilmente indurrà la Riserva Federale ad accelerare con il rialzo dei tassi di interesse.

Si ridurranno progressivamente i pasti gratis disponibili per la finanza internazionale con sede a Wall Street.

Una politica commerciale contro l'arbitraggio salariale

A questi orientamenti di politica fiscale e monetaria si aggiungono gli annunciati cambiamenti nella politica commerciale degli Stati Uniti come l’introduzione dei dazi sugli extra-profitto che i produttori americani realizzano delocalizzando le fabbriche e reimportano le merci, compiendo di fatto un arbitraggio sui salari americani.

Musica per le orecchie di molti degli americani che da anni sentivano dalla politica democratica e repubblicana il dogma della globalizzazione come fenomeno immutabile.

La sottovalutazione del programma elettorale orientato alla classe media di Main Street e il tentativo di ridicolizzazione personale di Donald Trump sono stati errori imperdonabili per tutti coloro che avevano scommesso sulla vittoria della signora Clinton.

Insomma Trump ha scommesso sulla delusione di una classe media declassata nelle aspirazioni e ha abilmente manipolato la campagna stampa che è stata montata contro di lui dalla classe dirigente americana indirizzando le paure dell'americano medio verso la propria urna. Ha vinto le elezioni, anzi le ha sbancate indicando due o tre soluzioni molto facili da capire e condividere per l'elettore medio duramente colpito dalla crisi economica degli ultimi anni.

Vedremo ora se le promesse elettorali si tradurranno in fatti e quali saranno le ripercussioni internazionali.