Le nuove "emoticon" che possiamo associare ai "mi piace" del più famoso social network, le cosiddette "reazioni", sarebbero in realtà uno strumento per profilare più accuratamente il profilo psicologico del soggetto, analizzando come reagisce alle varie notizie che si trova davanti su Facebook. E' quanto sostiene un comunicato della Polizia Belga, che consiglia a chi vuole difendere la propria privacy di usare solo il classico "mi piace".
Le nuove emoticons di Facebook
Da alcuni mesi Mark Zuckerberg ha introdotto la possibilità di associare al classico "mi piace" di Facebook uno "smile" che esprime lo stato d'animo dell'utente.
Si va dal cuoricino, da utilizzare peri post che suscitano empatia e affetto, alla faccia arrabbiata, passando per quella divertita, la faccina stupita o quella triste, con tanto di lacrimuccia.
La notizia è stata riportata in modo distorto per renderla "virale"
La notizia è stata ripresa da testate di tutto il mondo, ed in alcuni casi è stata "ingigantita" o distorta, in modo da renderla più accattivante possibile, einfatti, su Facebookè diventatapresto virale, e sta continuando a "girare" da giorni. I titoli utilizzati da alcuni giornali, lasciavano presumere che a "lanciare l'allarme" fosse stata la polizia italiana. In realtà, non è stato lanciato nessun allarme, ma solo una raccomandazione a chi vuole proteggere la propria privacy.
Anche i giochi ed i test di Facebook finirono sotto accusa
Un anno fa, accuse simili erano state rivolte ai quiz, proposti sotto forma di gioco agli utenti. Anche in quel caso, l'accusa era quella che queste apps fossero utilizzate per "profilare" gusti e tendenze delle persone, che rispondono a domande personali, per scopi di marketing.
Un articolo di Gigio Rancillo su Avvenire, intitolato "Non fate i gioco-test su Facebook, sono tutt'altro che innocui", spiegava come "ogni volta che clicchiamo sui loro test consegniamo loro i nostri dati e ciò che abbiamo fatto su Facebook, ma anche i dati sensibili di tutti i nostri amici di social." Ed in effetti, è proprio così.
Le aziende che realizzano i famosi quiz, proposti gratuitamente sui social, e che autorizzate ad accedere ai vostri dati personali accettando i "termini contrattuali del servizio" che quasi nessuno perde tempo a leggere, usano i dati raccolti per operazioni di marketing.Chi ha cuore la propria privacy, è avvisato.