Per gli oltre 6 milioni di russi iscritti la social network professionale linkedin è stato un risveglio amaro: l'autorità russa per le telecomunicazioni (Roskomnadzor) ha bloccato l'accesso al sito in tutto il territorio russo. Dando così a LinkedIn un primato a cui avrebbe volentieri rinunciato: è il primo social network a essere oscurato in Russia.
Dimitri Peskov, portavoce di Putin, ha dichiarato che non si tratta di censura ma solo di mettere in atto una legge del 2014 legata alla tutela della privacy. In pratica tutti i dati personali degli iscritti a un social network (e non solo) possono essere conservati solamente in server su territorio russo.
Certamente per Facebook potrebbe essere l'occasione giusta per cercare di strappare utenti a LinkedIn. d'altro canto non ha mai fatto mistero, Facebook, di voler diventare anche un social network per cercare e offrire lavoro. A patto di non incorrere nello stesso problema: né Facebook né Twitter sono al riparo dalla legge che ha bloccato LinkedIn.
Perché la Russia ha bloccato LinkedIn?
La legge del 2014, ed entrata in vigore solamente a settembre di quest'anno, è la ragione ufficiale del blocco. Già da mesi, però, la società (che ricordiamo è posseduta da Microsoft) americana era in trattative con l'autority russa per evitare il blocco. Lo scontro, oltre che economico è anche ideologico: al di là del costo dei server stessi il pericolo è di permettere il libero accesso al governo russo ai dati e ai profili degli utenti russi.
Con rischi per la sicurezza degli iscritti al social network.
La Russia contro LinkedIn (e Internet)
Il Cremlino nega vigorosamente si tratti di censura. Peskov dichiara di "agire nello stretto limite della legge". Ma Il sospetto resta. Anche perché ci sono già casi di società straniere a cui è stato bloccato l'accesso. A partire da Wikipedia, per colpa della voce sul consumo della cannabis.
Blocco poi revocato. A non essere però stato revocato è il blocco a YouPorn e PornHub: da settembre 2016 è impossibile accedere a questi siti se ci si trova in Russia.
Ovviamente LinkedIn non è un sito di pornografia ma un servizio utilizzato da milioni di utenti. La società, proprio in difesa degli iscritti russi, ha dichiarato di voler incontrare la Roskomnadzor per discutere la questione e trovare una soluzione.