Dopo una serie di pressioni da parte della Commissione Europea per quanto riguarda la rimozione per tempo di contenuti che istigano all'odio, al razzismo e a tutte le forme di violenza presenti sulla rete, i capisaldi di internet (Youtube, Facebook, Twitter e Microsoft) hanno finalmente deciso di coalizzarsi per la lotta contro il terrorismo online. Negli ultimi mesi il "Finanzial Times" ha affermato che, qualsiasi social network, dovrà prendersi la responsabilità per la diffusione e la permanenza di contenuti a carattere radicale, razzista e la trasmissione a macchia d'olio di notizie false.

Della maggior parte delle segnalazioni che vengono effettuate dagli utenti per contenuti non conformi alle politiche dei social network, infatti, la percentuale di intervento è stimato nel solo 40% ed avviene entro le 24 ore, mentre superate le 48 ore la percentuale di risposta sale all'80%. Bisognerebbe quindi aumentare il controllo e la tempestività delle risposte alle segnalazioni che gli utenti fanno su quel determinato contenuto.

Stop al terrorismo su internet

Ai contenuti violenti, e a tutti quei post che diffondono idee radicali, verrà assegnata una specie di "etichetta". L'impronta "hash" (nome tecnico di queste innovative etichette) contrassegnerà la composizione di un file in modo unico, e sarà impossibile da vedere per qualsiasi utente.

Può essere considerato come una specie di codice fiscale virtuale per tutti i post, per i video e per le immagini. Le quattro grosse compagnie stanno creando questo database con la stretta collaborazione di "Internet Watch Foundation" e cercheranno di condividere, già dai prossimi mesi del nuovo anno, tutte le informazioni necessarie, in modo da intervenire più tempestivamente.

Delle nuove "etichette".

Quello che verrà contrassegnato con le nuove "etichettature" verrà preso in considerazione secondo le linee guida che ogni social network possiede. I confini, per esempio, tra un'istigazione all'odio e una semplice opinione saranno labili e delicati. Sarà compito, poi, dei giganti di internet stabilire con precisione e in modo chiaro i limiti da non superare per essere censurati.

L'iniziativa potrebbe essere estesa anche ad altre realtà virtuali. Telegram, ad esempio (uno dei canali più utilizzati per la propaganda jihadista), dovrebbe essere uno dei primi ad essere al più presto inserito nella lista di chi, come Youtube, Facebook, Twitter e Microsoft, utilizza questo importante metodo per combattere il cyber terrorismo.