Oggi non si può fare a meno dei motori di ricerca, vero cuore pulsante dell'indicizzazione dei dati presenti sul World Wide Web. Ed è proprio tra questi che esiste una storica competizione, soprattutto nei confronti dei due attuali colossi, Bing e Google, che detengolo, rispettivamente, il 7,1% e l'80,4% del mercato.
E' un duello storico, proveniente da molto lontano. Dobbiamo, infatti, fare un salto al 1997, quando Larry Page e Sergey Brin, allora studenti dell'Università di Stanford, iniziarono a sviluppare delle teorie e degli algoritmi per l'indicizzazione dei dati.
Nell'anno della fondazione dell'azienda, nel 1998, registrarono il loro primo record di pagine indicizzate. Da lì in poi, l'ascesa dell'Azienda si è fatta sentire sul mercato con forti rialzi. Gli investimenti hanno consentito oggi di avere 10 Datacenter, distribuiti tra Stati Uniti, europa e Asia, che rendono la piattaforma difficilmente sensibile ad attacchi di tipo ddos.
Non sono mancate controversie in merito alla privacy e alla sicurezza dei dati personali. Ed è proprio su questo terreno che gli avversari del colosso statunitense cercano di primeggiare.
Una risposta importante, che ha destato molta visibilità, è stata data dal colosso francese Qwant, fondato nel 2011 da Jean-Manuel Rozan, esperto di finanza, ed Eric Leandri, specialista in IT Security.
La parigina Qwant, presente sul mercato con lo slogan "The search engine that respects your privacy", ha fatto della protezione dei dati personali la sua principale mission, tanto da ricevere nel 2015, un finanziamento di 25 milioni dalla Banca Europea di Investimenti (BEI), che ha deciso di sostenere il progetto.
Il suo fondatore ha dichiarato che Qwant non vuole competere con Google ma solo "mostrare qualcosa di diverso".
Secondo alcuni esperti, Qwant non sarebbe solo un semplice motore di ricerca ma anche un aggregatore di contenuti provenienti da altri motori.
Pochi giorni fa, anche il gruppo Axel Springe e la Caisse des Dépôts hanno deciso di sostenere Qwant, con un finanziamento complessivo di 18,5 milioni di euro.
Appare chiaro che l'Europa, con la Francia in testa, sta creando un'alternativa a Google.
Il motivo non è solo il ritorno economico, ma soprattutto il rispetto dell'imparzialità delle ricerche effettuate, in linea con la tutela della privacy. Infatti, appare chiaro che motori di ricerca come Google, tracciando le ricerche ed i gusti degli utenti, ad ogni ricerca accostano anche i link, che secondo un preciso algoritmo, risultano di tendenza in base alle preferenze.
Anche l'Italia è stata notevolmente contagiata da questa tendenza, tanto da spingere Tiscali a creare Istella.
Istella nasce dai fondatori di Arianna in collaborazione con l'Università degli Studi di Pisa e il CNR, mirando soprattutto a diventare un punto di riferimento della cultura italiana. Ha stretto accordi con note istituzioni del calibro di Treccani, Ministero dei Beni Culturali e Guida Monaci, così da offrire informazioni che Google non ha.
Ben 350 server che hanno processato quasi 10 miliardi di pagine e ne stanno incamerando 150 milioni al giorno. Una struttura in evoluzione che consentirà di gestire meglio i contenuti nella nostra lingua.
Anche la Repubblica Ceca si fa avanti con Seznam, che come Istella cerca di valorizzare i propri contenuti "locali".
Al momento, giungere ai livelli di Google, ormai consolidati, sembra quasi una chimera, ma gli investimenti europei promettono bene.