E' online l'ebook “Stateless” (Asino Rosso-Street Lib edizioni, 2017, Ferrara) di Sandro Battisti, già premio Urania 2014 con “L'Impero Restaurato”, noto scrittore connettivista di fantascienza. Una fantascienza particolare, cyberpunk 3.0, questa di Battisti di particolare interesse anche tecnoscientifico e futuribile transumanista: un transumanesimo letterario e psicologico per un eBook non a caso già segnalato in questi giorni anche da Rai News. Nostra intervista esclusiva all'autore per Blasting News.

Psicologia e tecnologia

D- Battisti, il tuo Stateless, un approfondimento?

R - Stateless è un esperimento che nemmeno pensavo di realizzare, fa parte del mio quotidiano, ovvero della scrittura del mio blog hyperhouse.wordpress.com, che uso sfacciatamente per tenermi in esercizio con la scrittura, ogni giorno, come se andassi in palestra.

Per Stateless devo dire grazie a R. Guerra, che ha subito visto le implicazioni dei mei micropensieri poetici, selezionando una raccolta di interventi usciti sul blog in un range di sei mesi, da marzo a settembre 2016, periodo della mia vita molto particolare, unico, che ha cambiato moltissime carte in tavola della mia privata e che mi ha portato a scrivere in sette mese due romanzi, una raccolta di racconti dedicati al sesso quantico, un’altra manciata di racconti sparsi, una silloge poetica unita a un’altra che implemento da anni ormai, non ancora finita.

Penso di aver scritto in sette messi qualcosa come 4-500 cartelle di materiale, una mole immane che non ho mai approntato in così poco tempo. Ecco, Stateless rappresenta l’immediatezza mai mediata dall’editing, il flash folgorante di un istante dato dalla visione atomica di una percezione prettamente connettivista, il compendio dell’istinto, la desinenza della sperimentazione più vera e cerebralmente empatica.

È la parte più verace del mio periodo creativo più denso, dietro cui potrete trovare tra un po’ di tempo – spero – le elaborazioni più curate della prosa e dei versi.

Le App del Futuro prossimo

D - Battisti, dal romanzo alla poesia fantascientifica, differenze stilistiche o in realtà quasi narrazioni letteralmente del futuro, nano letteratura, magari in supporti tipo app del domani?

R - Parlare di poesia nella mia scrittura è da un lato una forzatura, dall’altro un complemento alla mia prosa, intrisa di suo di poesia perché sono nato con i versi, in seguito divenuti racconti e romanzi. Per me è ovvio parlare poeticamente il più possibile, amo certe forme di bellezza estetica ed espressiva tipiche della poesia ma, detto ciò, non mi ritengo un poeta vero, non ho la minuziosa caparbietà di modellare ogni riga scritta che, spesso, rimane così come l’ho pensata; tuttavia, a volte mi trovo a scrivere contrazioni di pensieri – ecco cos’è per me la poesia – miste di tecnologia o soltanto di interiorità nude e unplagged, oppure mi getto in progetti di sillogi – come mi è capitato di recente – che mi servono di supporto a un romanzo che verte sullo stesso tema.

In tutto ciò, devo aggiungere che sì, ultimamente sto riscoprendo la poesia dopo averla trascurata per lustri, perché volevo scrivere prosa, la più ricercata e sperimentale possibile.

Tu parli di app del domani? Sarebbe un bel progetto in effetti, qualcosa da scrivere direttamente nel e dal cervello server su e da client postumani, perfetta poetica postcyberpunk, questa, che ha ancora il suo fascino.