Il quotidiano The Australian avrebbe pubblicato il 1 maggio un articolo in cui presenta un documento che racconta di come Facebook sia riuscito a mostrare agli inserzionisti come può controllare lo stato d'animo degli adolescenti e quindi il momento in cui sono più stimolati a fare shopping. Il documento, redatto da alcuni manager australiani David Fernandez e Andy Sinn, di circa 23 pagine mette in evidenza una tendenza di Facebook nel proporre pubblicità relative a shopping e acquisti, nel momento in cui gli utenti, a loro volta, pubblicano post in cui esprimono uno stato d'animo negativo.
Attraverso le pubblicazioni e gli stati il social network riesce a comprendere quando un adolescente si sente più depresso, triste o ansioso ovvero si trova in uno stato d'animo in cui è più propenso ad acquistare. Questo è successo con 6,4 milioni di adolescenti soprattutto in un'età in cui non potrebbero neanche essere su Facebook. Il social inoltre è stato accusato di monitorare dall'inizio della settimana le emozioni degli utenti per poi raggiungere un picco di controlli nel fine settimana.
Le affermazioni di Facebook
Facebook contattato dall'Australian ha detto di aver aperto un'indagine per capire quali siano gli errori e che sta cercando di comprendere se ci siano state le stesse pratiche negli altri paesi.
Solo successivamente Facebook ha fatto una smentita e ha dichiarato che non è vero che il social monitora lo stato d'animo delle persone. Per anni si sono diffuse delle voci che sostenevano usi impropri di Facebook per piazzare annunci pubblicitari, ma le prove non sono mai state trovate. È anche vero che se la notizia fosse fondata, Facebook dovrà chiarire la sua posizione.
C'è da dire che il social dovrebbe monitorare anche le iscrizioni da parte dei più giovani poichè i pericoli del social sono molteplici. L'uso improprio che gli adolescenti potrebbero farne, concedendo amicizie a sconosciuti, mette costantemente i ragazzi in balia di pedofili e approfittatori. A chi tocca controllare? Ai genitori o al social?
Capire di chi possano essere le responsabilità o le colpe è difficile ma è auspicabile che le tutele nei confronti dei minori siano presenti da entrambe le parti. Gli adolescenti devono essere protetti dalle minacce esterne perché non hanno la capacità di difendersi autonomamente. Anche i social devono adempiere a questo compito senza doppi fini.