Le conversazioni dei consumatori possono essere spiate non soltanto da videocamere, ma anche da alcuni oggetti più comuni che sono presenti nelle case degli acquirenti. Si tratta di oggetti innocui, che però celano al loro interno tutti i segreti più nascosti degli stessi proprietari. Questo perchè molto spesso non si fa attenzione alla privacy policy dei prodotti che si acquistano, e di cui vengono volontariamente o distrattamente ignorate le condizioni di utilizzo. Questi oggetti immagazzinano tutte le informazioni che riescono a raccogliere per inglobarle nel cloud della Rete.

Casi precedenti

A discapito della privacy dei consumatori non è passata inosservata la bambola Cayla, molto venduta nei negozi tedeschi e di cui si era occupato il Garante della Privacy. Questa bambola, che passava nelle mani della maggior parte delle bambine, nascondeva però al suo interno un vero e proprio database di informazioni, che venivano direttamente trasmesse alla società di produzione. Un vero e proprio scontro contro le leggi sulla privacy in merito al consenso informato. Ma non sono solo i giocattoli che nascondo sistemi che permettono di registrare conversazioni o dati personali dei consumatori. Sono stati individuati una serie di oggetti di uso comune, che lasciano poco spazio alla privacy delle persone.

Le spie celate nel commercio internazionale

Molti dei prodotti che nascondono al loro interno "sistemi di spionaggio" legati al cloud sono oggetti comuni tra i più insospettabili. Tra questi si possono menzionare gli aspirapolveri. La stessa società iRobot (produttrice di Roomba) ha ammesso che i suoi strumenti interattivi permettono di condividere dati con altre aziende, ma previo consenso del consumatore.

Un altro aspirapolvere-spia è invece il modello Botvac D7. Altri beni che generalmente non mancano nelle case dei consumatori sono le tv intelligenti, che registrano le voci dei proprietari mediante sistemi di default. Per contrastare questi sistemi contro la privacy, un nuovo ordinamento europeo entrerà in vigore a partire dal 25 maggio.

Questa normativa prevederà che gli utilizzatori siano tutelati contro eventuali ingerenze nella propria sfera privata da oggetti di uso comune. Ma questa tutela deve derivare proprio dalle aziende produttrici (attraverso la politica della privacy by design). Questo significa che lo stesso produttore dovrà valutare l'impatto degli oggetti in commercio sulla privacy degli utilizzatori, pena la commistione di sanzioni dure e gravose.